venerdì 28 agosto 2015

231. "The Black Dahlia"

Elizabeth Ann Short, nata a Hyde Park, nel Massachusetts, il 29 gennaio del 1924, trova la morte in maniera al tempo stesso orrenda e inesplicabile il 15 Gennaio del 1947 a Los Angeles, in California. Il suo corpo, completamente dissanguato e orribilmente sezionato, viene ritrovato in un campo e il suo ancora oggi è il caso più sconcertante del nostro secolo, uno dei casi di cronaca nera su cui si è maggiormente indagato, con grande dispendio di energie e notevolissimo impegno, senza però giungere ad alcun risultato.
L’infanzia di Elizabeth Short è piuttosto travagliata. Dal Massachusetts si trasferisce presto a Medford, dove vive con la madre e le sue quattro sorelle; il padre aveva abbandonato la famiglia ad Ottobre del 1930 e si era trasferito in California.
Elizabeth, per gli amici Beth, vive tra Medford e la Florida, sofferente di asma, presto interrompe gli studi e inizia a lavorare come cameriera, ma, come tutte le ragazze a quei tempi, i suoi sogni sono diversi. Vuole fare l'attrice. A 19 anni raggiunge il padre in California, sperando in un futuro migliore. La loro convivenza però dura poco: i due non vanno d’accordo e dopo un litigio Elizabeth lascia la casa, va a vivere da sola e trova lavoro a Camp Cooke (sempre in California) in un ufficio postale. Ora che le cose sembrano andare per il verso giusto, si trasferisce a Santa Barbara, ma proprio qui viene arrestata per ubriachezza e riconsegnata alla madre, a Medford.
Dopo molte peregrinazioni finalmente incontra l’amore, il maggiore dell’aeronautica Matthew M.Gordon si innamora di lei e la chiede in sposa, ma il loro sogno non potrà mai essere coronato, perché il maggiore perde la vita il 10 agosto del 1945 in un incidente aereo nel Sud Est asiatico.
Per Beth è una disillusione fortissima, inevitabile il ritorno alla sua vita precedente, fatta di lavori temporanei e occupazioni transitorie. A Luglio del 1946 è di nuovo in California, dove frequenta il Luogotenente Gordon Fickling. Durante il suo soggiorno a Long Beach assume il nome di Dalia Nera, probabilmente dovuto alla sua abitudine di vestirsi sempre di nero e alla sua passione per il film "la dalia azzurra".
In questo periodo della sua vita, a parte il giovanile arresto per ubriachezza, pare che Elizabeth Short abbia avuto varie avventure. Aveva la fama di essere una ragazza facile, forse anche una prostituta, ma tutto quello che è possibile appurare è il suo trasferimento ad Hollywood nell’agosto del 1946 per poter riuscire a entrare nel mondo fatato della mecca del cinema: troppo poco davvero per infangarne la moralità, visto che a quei tempi quello era un sogno comune alla maggior parte delle ragazze della sua età.
E' la sera del 7 gennaio del 1947. L' America si sta ancora faticosamente riprendendo dalle cicatrici del secondo conflitto mondiale, proprio per questo gli americani hanno solo voglia di divertirsi. La ventiduenne Elizabeth Ann Short esce dalla hall dell' Hotel Bitmore.
"Forse è in compagnia di un uomo, forse no. Il caos e l'eccitazione delle festività natalizie sono ancora troppo vicine perché la gente ci faccia caso.
E poi, ventidue anni è appena l'inizio di una vita. Cosa potrebbe mai capitare di male ad una ragazza di ventidue anni?"
La mattina del 15 gennaio 1947, un'altra donna, Betty Bersinger, passeggia tranquillamente per le strade periferiche di Los Angeles, quando qualcosa attira la sua attenzione. Un qualcosa che per il resto della sua vita continuerà a perseguitarla. Betty però non si perde d'animo: corre in cerca di un telefono pubblico e quando lo trova avverte immediatamente la polizia.
La polizia arriva abbastanza in fretta, ma prima ancora fanno in tempo ad arrivare decine e decine di curiosi in quel campo desolato nei sobborghi di Los Angeles.
Il corpo è completamente dissanguato, perfino sezionato in due parti ben separate all'altezza dell'addome, già ad una prima indagine si capisce che mancano diversi organi interni. Tuttavia il particolare, macabro ed agghiacciante al tempo stesso, è lo sfregio che attraversa tutto il volto del cadavere da un orecchio all'altro.
Il detective Harry Hansen, fa fatica a tenere indietro la folla: attorniato da curiosi, giornalisti  il corpo viene faticosamente avviato all'obitorio.
Molti tra i presenti si sentiranno male, non riusciranno a sopportare la visione della scena.
Perfino Hansen, un uomo che nel corso della sua carriera, ne ha viste di tutti i colori fa fatica a rimanere lucido.
L’autopsia appurò che era stata seviziata, torturata e mutilata mentre era ancora in vita, che il suo corpo era stato in séguito diviso a metà da qualcuno con evidenti competenze chirurgiche, e che sulla sua coscia era stata rimossa in profondità una porzione di carne e pelle che avrebbe potuto corrispondere, forse, a un tatuaggio.
Le gambe del cadavere senza nome risultano spezzate, gli organi genitali asportati così come risultano asportati molti organi interni come fegato, cuore e milza, il cranio presenta molte fratture.
L'ipotesi più probabile è che la vittima sia stata torturata da viva per un lasso di tempo che va dalle 24 alle 48 ore
Nel frattempo le foto scattate da cronisti e semplici curiosi cominciano ad apparire sui giornali, penetrano nelle case degli americani che, per la prima volta, cominceranno a vedere infranta l'illusione dell'American Dream fatto di pace e sicurezza in patria per tutti.
"Succederà ancora in futuro, ma l'America degli anni 40 sotto tanti punti di vista è ancora una nazione vergine e largamente impreparata ad affrontare il male e la barbarie."
Il cadavere viene finalmente identificato: è quello di Elizabeth Short ma per tutti, da quel momento, sarà semplicemente "The Black Dahlia". La Dalia Nera.
Harry Hansen giura a sé stesso che a qualsiasi costo troverà il colpevole.
Per la brutalità delle lesioni e per le orrende mutilazioni inferte al suo corpo, le similitudini con il caso di Jack lo Squartatore sono praticamente inevitabili, e come il caso di Jack lo Squartatore, anche quello della Dalia Nera è destinato a rimanere irrisolto.
Dopo anni di indagini, in cui vengono coinvolti sia le forze di polizia che gli uomini dell’Fbi, centinaia di investigatori, agenti e  ispettori, dopo migliaia di interrogatori e centinaia di sospetti, tra i quali alla fine vengono isolati ben ventidue nomi probabili, senza però giungere mai a una soluzione definitiva, oltre sessanta persone si ritrovano accusate formalmente ed indagate.
Presto il clamore intorno a queste indagini diventa tale che per gli inquirenti risulta del tutto impossibile far luce sul misterioso delitto che ancora oggi figura tra i casi irrisolti.
Tra i sospettati ovviamentec'è l’ultima persona con cui Elizabeth è stata vista viva, Robert Manley, poi scagionato dopo essere stato interrogato e aver verificato il suo alibi. Molta attenzione viene riscossa anche da alcune singolari coincidenze tra il profilo dell’assassino, che si suppone possa essere un chirurgo, e Walter Bayley, che abita in una casa nei dintorni della scena del delitto, di professione chirurgo e conoscente della famiglia Short, morto poi a causa di una malattia cerebrale nei primi anni del 1948.
Le indagini subiscono continue battute d’arresto e soprattutto depistaggi a causa anche dei numerosi casi di fanatici che si sono autoaccusati del delitto, come il soldato Joseph Dumais, poi risultato estraneo ai fatti perché di stanza nella sua base nel New Jersey al momento del delitto, come dimostrato da molti testimoni oculari. Anche George Hodel viene accusato del delitto Short, a causa di molestie sessuali commesse nei confronti di sua figlia quindicenne Tamara, che attirano su di lui la morbosa attenzione dell’opinione pubblica. La stessa cosa accade per Woody Guthrie, un cantante folk coinvolto nello scandalo per aver minacciato di abusi sessuali e torture una donna di cui era innamorato senza essere corrisposto, proprio in California.
Sia la figlia che il figlio del Dottor Hodel in séguito, anni dopo la sua morte e a cinquanta anni di distanza dal crimine, sfruttano indegnamente i sospetti nutriti dalla polizia nei confronti del padre scrivendo due libri scandalo basati su vaghi ricordi, fotografie e un impianto accusatorio piuttosto improbabile.
Perfino l’editore del Los Angeles Times, Norman Chandler, viene accusato di essere il mandante del delitto dallo scrittore Donald Wolfe in un altro libro scandalistico, che ancora una volta sostiene la tesi di una Elizabeth Short prostituta, incinta di Chandler, che, per evitare lo scandalo avrebbe assoldato un killer, Bugsy Siegel. Ma questa tesi, oltre a non spiegare affatto l’estrema efferatezza del delitto, contrasta anche con i dati autoptici che appurano in maniera incontrovertibile che la Short non poteva essere una prostituta, perché a causa di una malformazione vaginale, non solo non sarebbe mai potuta restare incinta, ma non avrebbe potuto nemmeno avere dei rapporti sessuali.
Nel 1993 esce un altro libro scandalo di Janice Knowlton, che asserisce di aver ricordato improvvisamente i fatti dopo una seduta ipnotica, e accusa del delitto il padre, George Knowlton, fantasticando anche lei di prostituzione, di aborti, di promiscuità sessuale e di complicità forzata nell’occultamento del cadavere. Le indagini dimostrano poi che l’unica prova a carico di George Knowlton è solo la sua permanenza nell’area di Los Angeles nello stesso periodo del crimine. Morto in un incidente nel 1962, è stato accusato dalla figlia non solo dell’omicidio della Short, ma anche di una sorta di traffico di baby prostitute, tra cui lei stessa, che a suo dire era stata venduta per la prima volta a nove anni ad una setta satanica di Pasadena e successivamente a vari esponenti del mondo dello spettacolo, tra cui anche Walt Disney. Ulteriormente screditata dalle indagini, Janice Knowlton muore suicida nel 2004 per una volontaria overdose di farmaci, non prima che venga provato il suo coinvolgimento con la figlia del dottor Hodel, l’altro celebre accusato, e non prima di aver accusato su forum e siti internet molteplici altri soggetti, presi apparentemente a caso e a turno considerati colpevoli del delitto.
Nel 1999 perfino il regista Orson Welles viene implicato nel delitto Short da Mary Pacios, ex-vicina di casa della famiglia Short di Medford, autrice del libro "Childhood shadows". La Pacios basa la sua teoria soprattutto sul temperamento molto "volatile" del regista e sulla sua ossessione di tagliare tutto a metà - ossessione che, secondo la Pacios, si può rintracciare nel set decisamente "particolare" ideato dallo stesso Welles per alcune scene (poi rimosse) di un film a cui stava lavorando al momento del delitto. Come ulteriore indizio, la Pacios cita anche gli spettacoli di magia che Welles ha tenuto durante la seconda guerra mondiale per divertire i soldati al fronte. L'autrice definisce il particolare taglio effettuato a metà del corpo come la "firma" del killer.
Welles richiede il passaporto il 24 gennaio 1947, nove giorni dopo il delitto e lo stesso giorno in cui il killer invia un misterioso pacchetto ai quotidiani di Los Angeles. Welles lascia dunque gli Stati Uniti per stare in Europa circa dieci mesi. Secondo la Pacios, alcuni testimoni da lei interrogati dicono che sia Welles che la Short frequentavano lo stesso ristorante di Los Angeles. Tuttavia, Orson Welles non è mai stato ufficialmente inserito nella lista dei sospettati.
Attualmente, Mary Pacios gestisce un sito web contenente un gran numero di informazioni e di documentazioni ufficiali sul caso della "Dalia Nera". Solo una piccola sezione del sito è tuttavia dedicata al possibile coinvolgimento di Orson Welles.
L’alto numero di sospetti e sospettati è dovuto soprattutto alla notorietà del caso anche perché alcune ipotesi, come quella dello scrittore John Gilmore, che accusa del delitto Jack Wilson, sembrano assolutamente insostenibili, scaturite solamente per vendere migliaia di copie di un libro o ottenere comunque risonanza e notorietà.
Jack Anderson Wilson (anche conosciuto come Arnold Smith) era un ladruncolo alcolizzato intervistato dallo scrittore John Gilmore per il suo libro Severed. Dopo la morte, Gilmore fa il nome di Wilson come probabile assassino, a causa della presunta conoscenza della Short. Il 17 gennaio 1982 (prima della morte di Wilson), tuttavia, Gilmore aveva fatto tutt'altra ipotesi dalle colonne del Los Angeles Herald-Examiner.
In "Severed", l'autore sostiene che il detective John St. John, incaricato al tempo del caso, era quasi arrivato ad incastrare Wilson. In realtà, il detective stesso ha rilasciato al Los Angeles Herald-Examiner una dichiarazione, in cui affermava di essere impegnato nella risoluzione di altri delitti e che avrebbe preso in considerazione le ipotesi di Gilmore quando avrebbe avuto «un po' di tempo». Successivamente, una volta resi pubblici il rapporto dell'FBI e della Procura distrettuale di Los Angeles, le affermazioni contenute nel libro di John Gilmore che accusavano Wilson dell'omicidio della "Dalia Nera" si sono rivelate decisamente infondate.
Nel suo libro, Gilmore accusa il defunto Jack Wilson anche dell'omicidio di un'altra donna, Georgette Bauerdorf. Il libro - così come molti altri testi su esso basati - ipotizza erroneamente che la Short e la Bauerdorf si conoscessero, perché avevano entrambe lavorato come cameriere nello stesso night-club. In realtà, quando la Short arriva a Los Angeles (1946), la Bauerdorf era già morta da due anni mentre il locale era chiuso da un anno.
Alcuni autori di romanzi criminali hanno speculato sui possibili collegamenti fra il delitto Short e i delitti del Macellaio di Cleveland, che operò fra il 1935 e il 1938. I primi responsabili del caso hanno effettivamente esaminato l'ipotesi, ma senza risultati (va detto che la stessa ipotesi è stata fatta per altri delitti commessi sia prima che dopo il delitto della "Dalia Nera").
Altri hanno invece ipotizzato la presenza di un collegamento fra l'omicidio di Elizabeth Short e quello di Suzanne Degnan, una bambina di sei anni trovata morta nel 1945 a Chicago, il cui corpo è stato anch'esso smembrato. L'ipotesi venne avvalorata dalla scoperta del corpo della Short in Degnan Boulevard. Tuttavia, il cosiddetto "Killer del rossetto" (al secolo William Heirens, l'autore dell'atroce delitto di Chicago) ha confessato il suo delitto ed è stato per questo arrestato prima della scoperta del cadavere della Short - anche se c'è chi ha sostenuto che Heirens fosse innocente riguardo al delitto della Degnan.
Come è logico che sia gli inquirenti cercarono anche evidenti collegamenti con delitti precedenti, come i casi del serial killer di Cleveland o quelli del Killer del Rossetto, a Chicago.
L’unica verità certa, al di là delle speculazioni sensazionalistiche, è che Elizabeth Short aveva una malformazione all’apparato vaginale che le avrebbe impedito di avere rapporti sessuali e che dunque non poteva in alcun modo essere stata una prostituta, alta appena un metro e sessantacinque, del peso di soli 54 Kg, dotata di un sorriso radioso, che brilla ancora nelle vecchie fotografie, Beth avrebbe potuto avere una rosa tatuata sulla coscia destra, rimossa chirurgicamente dall’assassino.
Elizabeth è stata sepolta il 25 gennaio, nel cimitero di  Mountain View, ad Oakland, in California, e non a Medford, la città da cui proveniva, per rispettare l'amore che aveva sempre dimostrato per la California. Il delitto resta tuttora irrisolto.










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