sabato 18 luglio 2015

148. Oscar Wilde

Le ammiratrici di Oscar Wilde dovranno trovare una nuova soluzione per manifestare il loro profondo amore verso il famoso dandy irlandese.
La tradizione di baciare la statua funebre lasciando l’impronta di rossetto non è ormai più praticabile in seguito all’installazione di una barriera di vetro.
L’autore di "Il ritratto di Dorian Gray" riposa al cimitero del Père Lachaise dal 1900.
La pratica di rendere omaggio alla tomba di Oscar Wilde attraverso le impronte di rossetto ebbe inizio intorno al 1990.
Da quel momento rosse labbra provenienti da tutto il mondo si sono poggiate sul marmo raffigurante una sorta di divinità alata, una sfinge.
Sebbene un cartello posto davanti alla scultura di pietra ricordi ai visitatori che una multa di 9000 € è prevista per chi scrive o sporca il monumento, questo singolare rituale non si è mai arrestato.
Da qui la decisione di porre una barriera che proteggesse il monumento sotto il quale giace Oscar Wilde, decisione che è stata presa su richiesta di Merlin Holland, nipote dello scrittore.
Holland ha sottolineato che i numerosi interventi di pulizia delle tracce d’inchiostro e di rossetto hanno danneggiato gravemente la pietra, facendola diventare molto porosa e fragile.
Da questa considerazione è nata la decisione di limitare l’accesso al monumento e di proteggerlo contro l’usura che potrebbe causarne il collasso.
La vetrata protettiva è stata posizionata davanti alla tomba di Wilde il 30 novembre 2011, in occasione dell’anniversario della sua morte.
Le appassionate seguaci del dandy che dichiarò “Date alle donne l’occasione ed esse potranno fare tutto” dovranno trovare una nuova forma espressiva per esternare la loro ammirazione.
Oscar Fingal O'Flaherty Wills Wilde nacque a Dublino il 16 ottobre 1854. Dopo gli studi classici al Trinity College di Dublino, frequentò l'università di Oxford. Spirito eccentrico e dandy di rara eleganza, cominciò a far parlare di sé negli ambienti mondani e fu preso di mira dalla rivista umoristica "Punch", che ne mise in ridicolo vezzi e atteggiamenti. Per il fascino della sua conversazione brillante, ebbe tuttavia anche numerosi stimatori.
Alla pubblicazione del primo volume di poesie nel 1881, seguì un fortunato ciclo di conferenze negli Stati Uniti. Tornato in Inghilterra, dopo aver trascorso un mese a Parigi, Wilde si stabilì a Londra e nel 1884 sposò Costance Lloyd, una facoltosa irlandese: un matrimonio non dettato dal sentimento, ma semmai di facciata. Wilde è difatti omosessuale e vive questa condizione con enorme disagio, soprattutto a causa della soffocante morale vittoriana che imperava nell'Inghilterra del tempo. Questo matrimonio non poteva però durare a lungo e infatti, dopo la nascita dei suoi figli Cyryl e Vyvyan, si separa dalla moglie a causa dell'insorgere della sua prima vera relazione omosessuale.
Nel 1888 pubblica la sua prima collezione di storie per ragazzi "Il principe felice e altre storie", mentre tre anni dopo compare il suo unico romanzo, "Il ritratto di Dorian Gray", capolavoro che gli diede fama imperitura e per cui è conosciuto ancora oggi.
Ma la penna di Wilde sa colpire in più direzioni e se le tinte fosche le sono familiari, nondimeno si esprime al meglio anche nel ritratto sarcastico e sottilmente virulento. La patina di amabilità è anche quella che vernicia uno dei suoi più grandi successi teatrali: il brillante "Il ventaglio di Lady Windermere", dove, sotto l'apparenza leggiadra e il fuoco di fila delle battute, si nasconde la critica al vetriolo alla società vittoriana. La stessa che faceva la fila per vedere la commedia.
Galvanizzato dai successi, lo scrittore produce una quantità considerevole di pregevoli opere. "Una donna senza importanza" torna alle tematiche scottanti (avendo a che fare con lo sfruttamento sessuale e sociale delle donne), mentre "Un marito ideale" è incentrato nientemeno che sulla corruzione politica. La sua vena umorisitca esplode nuovamente con l'accattivante "L'importanza di chiamarsi Ernesto", un'altra stilettata al cuore dell'ipocrita morale corrente.
Questi lavori vennero definiti come perfetti esempi della "commedy of manners", grazie alle loro illustrazioni delle maniere e della morale dell'affascinante e un po' frivola società del tempo.
Ma la società vittoriana non era così disposta a farsi prendere in giro e soprattutto a veder svelate le sue contraddizioni in maniera così palese e sarcastica. A partire dal 1885, la scintillante carriera dello scrittore e la sua vita privata vennero dunque distrutte. Già dal 1893 la sua amicizia con Lord Alfred Douglas, detto Bosie, mostra la sua pericolosità procurandogli non pochi fastidi e suscitando scandalo agli occhi della buona società.
Nel 1895, all'apice della carriera, fu al centro di uno dei processi più chiacchierati del secolo, quello che lo vide imputato di sodomia, uno scandalo senza pari nell'Inghilterra vittoriana. Entrato in carcere viene processato anche per bancarotta, i suoi beni sono messi all'asta mentre sua madre muore poco dopo.
Viene condannato per due anni ai lavori forzati; è durante il periodo del carcere che scrive una delle sue opere più toccanti "De profundis", che non è altro che una lunga lettera indirizzata al mai dimenticato Bosie (il quale nel frattempo si era allontanato non poco dal compagno, quasi abbandonandolo).
Sarà il vecchio amico Ross, l'unico presente fuori dal carcere ad attenderlo al momento della scarcerazione, a tenerne una copia e a farla pubblicare, come esecutore testamentario, trent'anni anni dopo la morte di Wilde.
L'ultima opera, scritta dopo un riavvicinamento a Bosie, è "Ballata del carcere di Reading" che termina nel 1898 dopo essere uscito di prigione, durante un soggiorno a Napoli.
Tornato a Parigi, apprende della morte della moglie e, dopo un paio d'anni di spostamenti sempre insieme all'amato Bosie, il 30 novembre del 1900 Oscar Wilde muore di meningite a Parigi, dove aveva trascorso gli ultimi tristi anni di vita sotto falso nome (Sebastian Melmoth). Al suo funerale sette persone.

Mentre Wilde si trovava in punto di morte, il suo amico Robert Ross condusse presso di lui il reverendo cattolico irlandese Cuthbert Dunne. Non essendo Wilde in grado di parlare, Ross gli chiese se voleva vedere il sacerdote dicendogli di sollevare la mano per rispondere affermativamente. Wilde la sollevò. Il sacerdote gli domandò, con la stessa modalità, se voleva convertirsi, e Wilde sollevò nuovamente la mano. Quindi padre Dunne gli somministrò il battesimo condizionale, lo assolse dai suoi peccati e gli diede l'estrema unzione. Wilde tre settimane prima di morire dichiarò ad un corrispondente del «Daily Chronicle»: «Buona parte della mia perversione morale è dovuta al fatto che mio padre non mi permise di diventare cattolico. L'aspetto artistico della Chiesa e la fragranza dei suoi insegnamenti mi avrebbero guarito dalle mie degenerazioni. Ho intenzione di esservi accolto al più presto».
Chi conosce bene la vita di Oscar Wilde, ricorderà con un naturale moto di simpatia Robert Ross (1869-1918), l’amico fedele che gli rimase accanto anche negli anni bui della prigione e della bancarotta. Benché canadese di nascita, Ross arrivò presto in Inghilterra dove non nascose mai la propria omosessualità. Un atteggiamento per cui rischiò di morire di polmonite, quando alcuni compagni di Università lo gettarono brutalmente nella acque gelide di una fontana. Un gesto che non perdonò mai e per il quale lottò come un leone, chiedendo non solo le scuse formali dei suoi assalitori, ma anche le dimissioni del preside che, secondo Ross, era a conoscenza del pericolo che correva.
Abbandonata Cambridge, il giovane canadese si buttò anima e corpo nella vita artistica -bohemien di Londra, stringendo amicizia con Oscar Wilde, di cui divenne, almeno secondo alcuni, l’amante. Un rapporto intenso, a cui Ross restò sempre fedele, adoperandosi in tutti i modi per aiutare l’amico. Lo soccorse prima, durante e dopo il processo. Gli fu accanto nel momento della morte a Parigi, commissionò per lui la tomba (richiedendo per sé una piccola nicchia in cui mettere un giorno le proprie ceneri) e riacquistò i diritti d’autore andati perduti nei mesi rovinosi che seguirono lo scandalo, restituendoli ai figli. Un amico sincero che propria a causa di questa ammirevole fedeltà fu sempre perseguitato dall’odio instancabile di Lord Alfred Douglas, che fece di tutto per farlo arrestare per omosessualità (anni prima Ross era già stato ad un passo dall'arresto per il suo rapporto con un sedicenne di cui Douglas stesso era stato l'amante).
Robert Ross morì improvvisamente nel 1918 alla vigilia della sua partenza per l’Australia, dove doveva aprire un’importante mostra a Melborune (Ross non era solo l’amico fidato del celebre autore ma anche critico e mecenate di grandi artisti come il poeta Siegfried Sassoon). Le sue ceneri furono tuttavia tumulate accanto ad Oscar Wilde solo nel 1950, anno in cui ricorreva il cinquantesimo anniversario della morte dello scrittore.
L'iscrizione sulla lapide riporta, tra la denuncia e l'ironia:

"And alien tears will fill for him
Pity's long-broken urn,
For his mourners will be outcast men,
And outcasts always mourn."

(E lacrime aliene riempiranno per lui
l'urna a lungo rotta della pietà,
I suoi afflitti saranno reietti,
ed i reietti sempre lo rimpiangeranno).

Nella parta posteriore della lapide, un'iscrizione riporta:

"Alas, I am dying beyond my means."

(Ahimé, muoio al di là dei miei mezzi).










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