venerdì 28 agosto 2015

230. Un caso irrisolto

«Lizzie Borden took an axe
And gave her mother forty whacks.
When she saw what she had done
She gave her father forty-one.»

(«Lizzie Borden prese una scure
e diede a sua madre quaranta colpi.
Quando vide quel che aveva fatto
ne diede quarantuno a suo padre.»)

Lizzie Andrew Borden (Fall River, 19 luglio 1860 – Fall River, 1° giugno 1927), accusata di aver ucciso a colpi d'ascia il padre e la matrigna, fu protagonista di un celebre processo conclusosi con una sentenza di assoluzione nonostante i gravi indizi di colpevolezza.
La famiglia Borden viveva a Fall River (Massachusetts), in una modesta palazzina al 92 di Second Street, dove abitavano Andrew Borden, la sua seconda moglie Abby Borden, le figlie Emma, che all'epoca dei fatti aveva 42 anni, Lizzie, di 32, e, da qualche tempo, una domestica d'origini irlandesi, Bridget Sullivan. Il capofamiglia era un uomo molto ricco, proprietario di banche, terreni e fattorie, e, nello stesso tempo, di una parsimonia ai limiti della grettezza che lo portava per esempio a vendere personalmente le uova delle sue galline ai vicini. Una taccagneria mal sopportata soprattutto da Lizzie, che rimpiangeva ancora dopo vent'anni la morte della madre Sarah A. Morse e che non aveva approvato le seconde nozze del padre. Anche Emma non aveva buoni rapporti con la matrigna e le due sorelle si erano rassegnate a condurre una vita da zitelle rinchiuse in quella scomoda casa priva di bagno e persino dell'acqua corrente, che il padre considerava una inutile spesa. Per risparmiare, Andrew aveva poi deciso di vendere la carrozza e il cavallo, così che nella stalla ormai vuota erano rimasti solo dei piccioni, parte dei quali vennero rubati da alcuni ladruncoli. Furibondo per il furto, Andrew aveva ucciso il resto degli uccelli, particolarmente cari a Lizzie, che ne pianse a lungo la morte. Ma fu ben più irritata e amareggiata quando il padre, così avaro con la famiglia, donò una casa alla sorella della moglie, trascurando gli interessi delle figlie. Quando nella casa dei Borden, avvenne un altro più importante furto e la casa venne trovata chiusa a doppia mandata senza segni di effrazione, Andrew Borden stranamente ritirò la denuncia che aveva presentato alla polizia per la perdita di gioielli e denaro, affermando di sapere chi era il ladro e che avrebbe risolto la faccenda a modo suo.
Il 4 agosto 1892 la mattinata si svolse secondo l'ordinario. In casa erano rimaste Abby, la domestica e Lizzie. Emma era andata in vacanza da alcuni lontani parenti e Andrew e il fratello della defunta Sarah, John Morse, il quale era in visita dalle nipoti e che Lizzie amava particolarmente, erano usciti. Alle 10.40, Andrew rientrò e si dedicò alla lettura del giornale. Lizzie e la matrigna erano nelle loro stanze. Verso le ore 11.10, la domestica Sullivan sentì un lacerante grido di Lizzie che aveva trovato il padre ucciso steso sul divano.
Ci fu una grande confusione, e la polizia venne chiamata subito. Bridget, la domestica (che fu un personaggio chiave della vicenda) corse in strada a chiamare il dottor Bowen, il medico di famiglia. La Sullivan tornò nella casa con il medico di famiglia, il dottor Bowen, e una vicina, Adelaide Churchill, che ispezionando la casa per vedere se vi fossero estranei, trovò il cadavere di Abby Borden. Ambedue i corpi erano lacerati da numerosi e violenti colpi di ascia alla testa.
Emma, la sorella maggiore di Lizzie, ricevette un telegramma in cui le si riferiva la terribile notizia. Nel frattempo i vicini andavano e venivano, incuriositi e terrificati dai brutali omicidi. All'esame dei cadaveri, il dottor Bowen riscontrò delle ferite raccapriccianti: Andrew aveva un occhio tagliato in due che fuoriusciva dall'orbita, il naso era stato reciso e si potevano contare undici profonde lesioni sul lato sinistro del volto. 
Il corpo di Abby non era in condizioni migliori. Era stata trovata a faccia in giù in una pozza di sangue, con la testa quasi staccata dal collo. Il dottor Bowen riscontrò che la donna era stata colpita sulla parte posteriore del cranio più di una dozzina di volte, probabilmente con la stessa arma che era stata usata per uccidere Andrew.
Al tempo, per analizzare le ferite, le teste dei Borden vennero fatte bollire, in modo tale da rimuovere pelle, muscoli e cartilaggini e portare al vivo le ossa... e poter quindi analizzare meglio la potenza dei colpi inferti...
L'autopsia accertò che Abby Borden era morta almeno un'ora prima del marito, quando questi doveva ancora rientrare in casa; questo voleva dire che se vi fosse stato un estraneo in casa, come sosteneva Lizzie, era poco probabile che si fosse nascosto e avesse aspettato un'ora, rischiando di essere scoperto, per uccidere anche l'uomo. Le testimonianze invece attestarono che in casa erano presenti solo la Sullivan e Lizzie.
I sospetti caddero su Lizzie per diversi motivi. Il giorno prima del duplice omicidio, Abby disse al dottor Bowen che lei e Andrew erano stati avvelenati. Entrambi erano stati malissimo la notte precedente. Sfortunatamente per Lizzie, Eli Bence, un commesso dello Smith's Drugstore, informò gli investigatori che la ragazza aveva provato a comprare dell'acido prussico (cianuro di idrogeno) diverse volte nelle due settimane precedenti gli omicidi; Bence si era rifiutato di venderglielo senza una ricetta medica. Lizzie negò di aver visitato l'emporio o di aver chiesto del veleno. Inoltre c'erano dei problemi con l'attendibilità dell'alibi. Lizzie cambiava continuamente la sua versione, ricordandosi e dimenticandosi alcune informazioni e contraddicendosi.
Lizzie, inoltre, avrebbe ereditato con la sorella il patrimonio dei Borden e altri precisi indizi l'accusavano: l'arma dei delitto (anche se non fu mai provato che lo fosse), un'ascia senza manico perfettamente ripulita, compatibile con le ferite trovate sulle vittime, fu trovata nello scantinato.
Poi, un paio di giorni dopo gli omicidi, Miss Russell, un'amica delle sorelle Borden, testimoniò che Lizzie aveva bruciato un vestito nella stufa della cucina. Lizzie aveva detto che l'abito era macchiato di vernice e che non poteva più usarlo. Improbabile. Fu questa testimonianza che spinse il giudice Blaisdell ad accusare la ragazza dei delitti.
Il processo durò 14 giorni, dal 5 al 19 giugno 1893. L'unica volta che Lizzie parlò fu dopo la chiusura del dibattimento. Si limitò a dichiarare: "Sono innocente. Lascio che sia il mio avvocato a parlare per me."
L'avvocato della difesa, Robinson, fece notare che le modalità della morte delle vittime, 18 colpi d'ascia alla testa per Abby Borden e 13 per il marito, escludevano che ad uccidere potesse essere stata una donna, che non avrebbe avuto la forza necessaria per infierire su quei corpi così violentemente. Non bisognava trascurare poi che Lizzie, il cui unico svago era quello di modellare statuine di ceramica, era di una morigeratezza esemplare, faceva opere di beneficenza, partecipava ad associazioni religiose e insegnava catechismo in una scuola domenicale. Avrebbe dovuto essere un mostro, sosteneva l'avvocato, per aver compiuto quegli efferati delitti.
Alle 3 e 24 del 19 giugno la giuria si ritirò per deliberare. Alle 4 e 23 tornò col verdetto: non colpevole. Si disse che i giurati avevano impiegato solo 5 minuti per decidere, ma che avevano voluto aspettare un'ora per rispetto dell'Accusa.
Tre anni dopo il processo Lizzie tornò alla ribalta della cronaca quando fu accusata di aver rubato in una galleria d'arte di Providence due costose porcellane. La denuncia non fu però presentata dal proprietario grazie ad un accordo fatto con la donna, costretta a confessare il furto.
Un alibi inattendibile, un vestito dato alle fiamme e l'immagine stereotipata di una giovane donna dell'800: tutti questi fattori e molti altri alimentano il mistero del caso di Lizzie Borden. Teorie e libri su di esso si sprecarono. Se ci fossero state le moderne tecniche forensi all'epoca del delitto forse questo caso sarebbe stato risolto.
Nei minuti successivi alla scoperta dei corpi fu fatto poco o niente per preservare la scena del crimine. Molte persone gironzolarono per la casa, lasciando impronte digitali ovunque, perfino sui cadaveri. Se la scena del crimine fosse stata sigillata, gli agenti della scientifica moderni avrebbero cosparso la zona di polvere per la rilevazione delle impronte e quelle trovate avrebbero indicato dei sospettati. Se la scena invece non viene chiusa, la rilevazione delle impronte non ha senso.
Inoltre i corpi furono spostati prima di una completa investigazione. Se non fossero stati mossi, l'analisi degli schizzi di sangue avrebbe permesso agli investigatori di raccogliere dati corretti riguardo alle macchie, e un esperto di blood spatter analysis avrebbe potuto interpretarli per rivelare importanti informazioni quali le posizioni delle vittime, dell'assassino e degli oggetti; il tipo di arma usata e il numero esatto di colpi; il movimento e la direzione di vittime e del loro aggressore dopo l'inizio del sanguinamento. La traiettoria degli schizzi di sangue si sarebbe rivelata utile nella stima dell'angolazione tra le ferite e l'altezza dell'omicida. Per esempio è stato detto che Andrew era in piedi al momento del primo colpo e che le macchie di sangue sulla scena sarebbero risultate dall'attacco di una persona molto più alta di Lizzie.
In più con le tecniche moderne si sarebbe potuto usare il Luminol per cercare tracce di sangue non visibili a occhio nudo. E' un composto chimico che reagisce col sangue acquistando una luminescenza blu-verdastra, anche a distanza di anni. Per l'esattezza reagisce con l'emoglobina, una proteina dei globuli rossi trasportatrice di ossigeno. Il Luminol è così sensibile che può trovare sangue anche in una parte per milione. Cioè se c'è una goccia di sangue in 999.999 gocce d'acqua, avviene la reazione. Con questa sostanza che può rivelare ogni traccia di sangue, un'impronta insanguinata di scarpa, piede o dita può aiutare a capire cosa è successo. In questo caso poteva essere stata lasciata una scia di sangue, invisibile a occhio nudo, che poteva rivelare agli investigatori la via di fuga dell'assassino. Si poteva capire quale porta aveva usato per uscire, se mai era uscito.
La faccenda del vestito non è mai stata risolta. Alcuni dicono che era celeste, altri blu scuro. Se gli investigatori fossero stati in grado di identificare e acquisire come prova il vestito che Lizzie aveva indossato quel giorno, sarebbe stato possibile svolgere un ulteriore esame su di esso per trovare eventuale sangue sulla stoffa e analizzarlo. Inoltre non ci sarebbe stato l'incidente della bruciatura del vestito: con il vestito in questione nelle mani delle autorità, la bruciatura di un altro vestito non avrebbe portato all'arresto di Lizzie.
I moderni investigatori avrebbero ripreso la scena del crimine con fotografie e/o videoriprese. Sapremmo esattamente cosa indossava Lizzie e come aveva reagito alla tragedia, ogni cosa sarebbe stata registrata come prova.
La determinazione dell'ora dei decessi fu praticamente tirata a indovinare. Gli esperti dell'epoca stabilirono che Abby era morta 1-2 ore prima di Andrew, basando questa conclusione su tre fattori: 1) il sangue di Abby era coagulato e quello di Andrew no; 2) il corpo di Abby era più freddo al tatto di quello di Andrew; 3) nello stomaco di Abby c'era una grande quantità di cibo non digerito, mentre quello nello stomaco di Andrew era ben digerito. Oggi, con la moderna tecnologia forense, le prove presentate non porterebbero alla stessa conclusione. Per prima cosa il fatto che il sangue di Andrew non fosse coagulato sarebbe considerato un evento sì insolito, ma non impossibile. Quando una persona muore improvvisamente e violentemente, il sangue diventa non coagulabile poco dopo la morte. In secondo luogo, oggi i patologi non ricorrerebbero al sistema del "tocco" per determinare la temperatura corporea. Verrebbe usato un termometro interno per misurare le temperature a intervalli di tempo. Inoltre delle ricerche hanno reso noto  che la temperatura corporea in un cadavere scende molto lentamente nelle prime ore successive alla morte. Perciò la differenza delle temperature dei due corpi, oltretutto presa a mano, avrebbe oggi scarso significato. E infine le persone digeriscono il cibo in modo diverso, quindi la quantità di cibo nello stomaco delle vittime non getta luce sull'effettiva ora della morte.
In base ai moderni esami forensi, Lizzie Borden sarebbe stata ritenuta colpevole dei crimini? In un processo simulato presieduto dai giudici Rehnquist e O'Connor della Corte Suprema degli Stati Uniti, una giuria composta da studenti della facoltà di Giurisprudenza di Stanford giudicò Lizzie Borden di nuovo non colpevole. Col risultato dei molti test odierni (campioni di sangue, DNA, formazioni pilifere ecc.) forse adesso avremmo una risposta precisa.
Lizzie, una volta ritenuta innocente ed ereditato tutto insieme alla sorella, si trasferì a Maple Croft e lì visse fino alla morte. Poco tempo dopo il trasferimento a Maple Croft, la sorella di Lizzie, Emma,  se ne andò, senza mai più ritornare a Fall River e senza mai più avere contatti con lei. Forse Lizzie le confessò il delitto... forse.
Lizzie visse da paria, evitata da tutti fino all'età di 66 anni, quando morì di polmonite. Si racconta che desse splendide feste con molti attori di Hollywood, e con un'attrice in particolare, con la quale si pensa che Lizzie avesse una relazione. La ricchissima Lizzie Borden morì nel 1927, lasciando tutto il suo patrimonio a parenti, amici e alla Lega per la protezione degli animali.
Non sorprende che il lotto dei Borden sia il più visitato nel cimitero di Oak Grove. Naturalmente, Abby ed Andrew Borden non vennero sepolti il giorno del loro funerale, il 6 Agosto 1892, ma solo diversi giorni più tardi, il 17 agosto, perché i corpi dovettero attendere che fosse effettuata un'autopsia completa (11 agosto). Fu solo nel gennaio del 1895, tuttavia,  che venne eretto sul sito il maestoso monumento di granito blu e le lapidi rettangolari con le iniziali delle vittime.
Dato che Fall River era famosa per il suo granito, soprattutto il granito rosa, viene spontaneo chiedersi come mai Emma e Lizzie Borden non si siano rivolte per il monumento ad un negozio della propria città natale, ma alla Smith’s Granite Company di Westerly, a Rhode Island: beh, semplicemente perché era il fornitore più prestigioso di quei tempi, con uffici sparsi in molte grandi città americane. Providence era la filiale più vicina a Fall River. L'impresa Smith poteva vantare ordini da tutte le famiglie più ricche e più prestigiose, oltre a ricevere richieste per statue e monumenti civici in tutto il paese. Emma e Lizzie scelsero il meglio per il luogo del loro riposo eterno.
La lapide venne ordinata il 2 luglio 1894, dopo quasi due anni dalla sepoltura di Abby e Andrew Borden. La pietra, che è alta 2 metri e 75 ed è divisa in cinque segmenti distinti, fu imballata e spedita in treno il 4 gennaio 1895. Le cinque parti di cui si compone il monumento sono così suddivise: la base di pietra, la sezione che contiene l'iscrizione "A.J. Borden" in grosse lettere lucide in rilievo, il pannello in pietra in cui sono incisi i nomi e le date, il quarto blocco è quello più finemente lavorato, realizzato dal mastro intagliatore L. Galli (che venne pagato 230,79 dollari), e, infine, la quinta pietra, che conclude l'opera. Nella parte inferiore della pagina dell'ordine originale, compare anche il disegno delle 4 piccole lapidi, le cui scritte e lucidature furono realizzate da William Drew e J.F. Murphy: si tratta delle lapidi di A.J.B. (Andrew Jackson Borden), A.D.B. (Abby Borden Durfee), S.A.B. (Sarah Anthony Borden) e di Alice (la sorella che morì molto giovane). Le due lapidi di Lizzie ed Emma sono state aggiunte solo molto più tardi, e anche le scritte sul pannello del monumento principale sono state aggiunte nel 1927 o più tardi.
È interessante notare nella scheda originale dell'ordine che l'incisione del pannello dovette essere rifatta a causa di un errore. Si può osservare, infatti, che c'è una "S" aggiunta al secondo nome di Lizzie, Andrew (sulla lapide "Andrews"), e ci si chiede se questo è stato dovuto ad un ordine dato da Lizzie e da eseguire dopo la sua morte, o semplicemente ad un errore da parte dell'incisore, che può aver pensato che Andrews era un cognome e che Andrew era un secondo nome improbabile per una donna. La stessa Lizzie aveva deciso di cambiare il suo nome in Lizbeth, ma non è noto perché sia stata aggiunta una "S" al suo secondo nome, Andrew.
Non si sa esattamente quando i nomi di Emma e Lizzie, e le loro date di nascita e morte siano stati aggiunti al pannello, né se le sorelle abbiano mai realmente visto il pannello con i loro nomi: non era raro, infatti, che i nomi e le date di nascita venissero incise mentre la persona era ancora in vita e che la data di morte venisse aggiunta dopo l'avvenuto decesso.
Nessun altro è stato mai accusato degli omicidi, ma sono state elaborate diverse teorie nel corso degli anni. Nel suo romanzo "Lizzie" del 1984, l'autore Ed McBain ipotizza che Lizzie sia stata sorpresa in "atteggiamenti affettuosi" con la cameriera. McBain ha elaborato la sua teoria partendo da un episodio del 1999 della serie "Case Reopened".  McBain ipotizza che la signora Borden avesse sorpreso Lizzie e la cameriera Bridget Sullivan insieme e avesse reagito con orrore e disgusto. Lizzie aveva quindi ucciso la signora Borden con un candelabro e quando suo padre era tornato, gli aveva confessato cos'era successo, ma lui aveva reagito esattamente come la signora Borden. Lizzie, in preda alla rabbia, aveva preso un'accetta e lo aveva ucciso. Bridget aveva poi pulito l'ascia. E' vero che negli ultimi anni, Lizzie Borden venne additata come lesbica, ma sulla Sullivan non c'era alcuna speculazione del genere, tant'è vero che, dopo gli omicidi, aveva trovato un altro impiego e si era sposata con un uomo.
Un'altra teoria suggerisce che Lizzie subisse abusi sessuali da parte di suo padre: ci sono poche prove a sostegno di questa teoria, ma l'incesto non era argomento che sarebbe stato mai discusso a quei tempi e comunque i metodi per la raccolta delle prove fisiche di eventuali abusi  erano molto diversi nel 1892.
Secondo alcuni, Bridget Sullivan avrebbe confessato in punto di morte a sua sorella di aver  cambiato la propria testimonianza al processo per tutelare Lizzie.
Nel libro "Lizzie Borden: The Legend, the Truth, the Final Chapter" di Arnold Brown, invece, il responsabile del delitto sarebbe un certo William Borden, figlio illegittimo di Andrew Borden, macellaio e commerciante di carne di cavallo, che aveva provato senza successo ad estorcere del denaro al suo padre.
Si passa poi a teorie ancora più fantasiose, come quella in cui Emma Borden, essendosi costruita un alibi a Fairhaven (a circa 24 km di distanza da Fall River), arriva in segreto a Fall River,  commette gli omicidi e torna a Fairhaven per ricevere il telegramma che la informa degli omicidi.  
Secondo altri il colpevole poteva essere John Morse, zio materno di Lizzie, che raramente si era incontrato con la famiglia dopo la morte della sorella, e che era venuto a far loro visita proprio la notte prima degli omicidi. In effetti, John fu considerato dalla polizia un sospettato per un certo periodo di tempo.
L'omicidio e il processo Borden ha fatto di Lizzie una figura di culto.  Il suo personaggio è comparso in libri, film e serie televisive. La troviamo anche nei Simpsons.
Ora, la casa di periferia nella quale avvenne l'assassinio è un Bed & Breakfast. Per pernottare lì bisogna prenotare almeno un anno prima. La casa è visitabile ed è molto bella. L'atmosfera che si respira è lugubre, nonostante il sole filtri dalle numerose finestre. C'è una Tavola Ouija custodita nel salotto nel quale venne ucciso Andrew Borden. Non è antica, ma venne ritrovata dagli attuali proprietari del B&B in soffitta... Alcuni anni fa la tavola venne rubata da un ospite. Pochi mesi dopo, venne recapitata di nuovo al B&B tramite corriere e con un biglietto che diceva: 'per favore, fatela smettere'.
















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