venerdì 17 luglio 2015

16. La ragazza che morì due volte

All'interno del tenebroso e magico cimitero della Recoleta, a Buenos Aires, c'è una scultura che immortala la giovane Rufina, figlia del famoso scrittore Eugenio Cambacérès, ripudiato dall'alta società, perché nel 1876 prese in sposa Luisa Bacichi, giovane ballerina diciassettenne italiana, nata a Trieste.
Rufina era la loro unica figlia. Crescendo, diventò timida e solitaria, oltre che cagionevole di salute, e quando nel 1888 suo padre morì di tubercolosi, all'età di 45 anni, lei divenne ancor più introversa.
Dopo questa tragedia, Rufina e la madre restarono sole nella loro villa.
Quattro anni più tardi, Luisa si innamorò di Hipolito Yrigoyen, personaggio che di lì a poco sarebbe diventato il futuro presidente della nazione e dal quale ebbe anche un figlio, Luisito.
Trascorsero gli anni e Rufina era diventata molto bella e molto corteggiata dai giovani rampolli dell'alta società.
Quando giunse il suo 19° compleanno, la madre organizzò un ricevimento nella loro residenza, per continuare poi al Teatro Colon, ad ascoltare operette liriche che piacevano molto alla ragazza. Ma Rufina venne trovata esanime nella sua camera.
Alcuni sostengono che il malore fu causato dalla confessione segreta di un'amica intima, che le rivelò che il suo fidanzato (che Rufina amava segretamente) era anche l'amante della madre". Un'altra ipotesi sostiene che Luisa, la madre, molto spesso somministrava un sonnifero alla ragazza per incontrarsi clandestinamente con il suo amante, che era il pretendente di sua figlia.
Ufficialmente la giovane fu colta da una sincope, successivamente furono tre i medici che diagnosticarono e certificarono la sua morte. Nessuno però si accorse che la ragazza era in realtà caduta in un profondo stato di catalessi, che la portò alla tomba.
Il giorno seguente fu sepolta e la bara sistemata temporaneamente all'interno della cripta dove riposava il suo amato padre Eugenio, nel cimitero della Recoleta
Poco tempo dopo, il custode della tomba di famiglia scoprì che il coperchio della bara era stato aperto e rotto e pensò ad un atto vandalico, ma controllando il corpo della ragazza, vide che le mani e il viso erano pieni di graffi, causati da un estremo tentativo di fuga.
Rufina rimase vittima di un attacco di catalessi, si svegliò nel buio e angusto spazio della tomba e morì per la seconda volta di paura e disperazione, come fu accertato in séguito, per un infarto.
La sua tomba è uno splendido capolavoro in stile Liberty e dispone di una statua a grandezza naturale di Rufina che tiene la porta del suo mausoleo: si dice che il monumento sia stato fatto realizzare da sua madre come omaggio alla propria figlia.






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