sabato 18 luglio 2015

134. 'a Tomba der Fornaro

Se vi capita di girovagare dalle parti di Porta Maggiore non potete non prestare attenzione all’insolita tomba di un fornaio. Grazie a questo piccolo capolavoro, un fornaio giace immortale nel cuore della città eterna.
Eurisace era un fornaio della Roma antica particolarmente importante.
Il sepolcro di Eurisace o Panarium, che i romani chiamano " 'a tomba der fornaro " è il monumento funebre di un fornaio romano appunto, Marco Virgilio Eurisace, e di sua moglie Atistia, risalente al I secolo a.C. e situato esternamente a Porta Maggiore, una delle porte nelle Mura aureliane di Roma, di fronte all'inizio del quartiere di San Lorenzo, nel punto in cui convergevano otto degli undici acquedotti che portavano l'acqua alla città.
Verso la fine del I sec. a.C., Eurisace, liberto di origine greca, era diventato ricco vendendo i suoi pani all’esercito: era quindi uno schiavo che col suo impegno era riuscito a scalare molte posizioni nella gerarchia sociale, fino a divenire non solo valente panettiere, ma anche appaltatore di pubbliche forniture ed "apparitore", cioè aiutante di un sacerdote o di un qualche eminente magistrato. Egli, infatti, sfruttando la norma che consentiva la liberazione (o meglio il riscatto per affrancazione) agli schiavi che svolgessero - a salario ridotto e senza limiti orari – il lavoro di panificatori, aveva organizzato quella che oggi sarebbe definita una fiorente industria del pane. Mercante ricco e spaccone, rinomato fornaio e fornitore ufficiale dello stato, decise di costruire qui il suo particolarissimo monumento funebre: un antico forno dell’epoca che ospita le sue ceneri e quelle della sua consorte.
Il sepolcro, di epoca repubblicana, alto più di 7 metri, riproduce un edificio a pianta trapezoidale, con le bocche del forno e i recipienti in cui veniva impastata la farina, con i bassorilievi della panificazione, dalla pesatura del grano alla molitura, alla setacciatura della farina, alla preparazione dell'impasto, alla pezzatura e infine all'infornata del pane per la cottura. Diverse fasi del ciclo del pane non molto cambiate nei secoli, rappresentate lungo tutto il fregio decorativo che scorre alla sommità del monumento. Databile intorno al 30 a.C., il sepolcro fu rinvenuto nel corso della demolizione, disposta nel 1838 da papa Gregorio XVI, delle torri difensive costruite da Onorio su Porta Maggiore a Roma, al fine di ripristinare l'antico assetto risalente all'epoca aureliana.
Oggi la facciata principale, rivolta ad est, è completamente perduta: in essa era inserito il grande rilievo con i due coniugi, oggi conservato nei Musei Capitolini. Sugli altri tre lati del sepolcro è posta la stessa epigrafe:

"Est hoc monimentum Marcei Vergilei Eurysacispistoris, redemptoris, apparet"

Cioè: "Questo sepolcro appartiene a Marco Virgilio Eurisace, fornaio, appaltatore, apparitore", da cui si comprende che il fornaio lavorava per lo Stato, al quale forniva i suoi prodotti, e che era pure un ufficiale subalterno (apparitore) di qualche personaggio di alto rango.
Dal basso verso l'alto: una zona con elementi cilindrici disposti verticalmente tra listelli, una fascia orizzontale dove è incisa l'iscrizione; una zona liscia con lesene ed elementi cilindrici cavi e con la faccia rivolta verso l'esterno (forse copia dei recipienti nei quali si impastava la farina); un fregio figurato; una cornice a mensole.
Nel podio della costruzione c'è una cavità per la deposizione delle ceneri. Nel bassorilievo, operai in tunica (probabilmente schiavi) macinano il grano, impastano, cuociono e pesano pagnotte di medie dimensioni, sotto il vigile controllo di uomini togati che sembrano presiedere alle varie fasi della lavorazione.
Nell’epitaffio Marco Virgilio Eurisace è definito "pistor et redemptor", ovvero fornaio ed appaltatore di mercati pubblici, ma se forniva lo stato, sicuramente provvedeva anche alle focacce per l'esercito. E ciò convaliderebbe la tesi che individua nel lavoro dei pistores romani, durante l’Impero, modelli di aggregazioni corporative.
Ad ulteriore conferma della professione di Eurisace, l'urna che conteneva le ceneri della moglie, ora conservata al Museo delle Terme, ha la forma di un "panarium", cioè del canestrello che fungeva da porta pane romano. I resti di Eurisace invece non sono ancora stati rinvenuti ma non è da escludere che anche essi siano stati inseriti in un panario che probabilmente si trova ancora nel sepolcro.







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