venerdì 17 luglio 2015

86. I cimiteri di Edimburgo

Non si può lasciare Edimburgo senza aver visitato almeno uno dei cimiteri storici di questa città, che, per tradizione, presenta i suoi cimiteri come uno suoi incanti, non tanto come un’attrazione turistica, ma come un elemento radicato nella città stessa che mostra al viaggiatore un modo di sentire “l’altra vita” del tutto naturale e non così terrificante come appare nella mentalità cattolica. E' per questo che i cimiteri si trovano in mezzo alla città, tra i monumenti più famosi. Durante le belle giornate sono pieni di gente, come fossero parchi pieni di storie nascoste tra le nicchie, i mausolei e le lapidi.
Prima di cominciare dobbiamo fare una distinzione che in italiano non facciamo, e cioè quella tra “cemetery” e “graveyard”. La prima, parola di origine greca da “koimeterion” (luogo di riposo), si riferisce a un santuario funebre di maggiori dimensioni che non si trova necessariamente adiacente a una chiesa e in cui si seppelliscono sia i corpi che le ceneri dei defunti; la seconda, più antica della precedente, si riferisce a un camposanto adiacente a una piccola chiesa nel quale in genere venivano sepolti gli esponenti delle classi più alte in tombe addossate alla chiesa stessa in segno di onore. Entrambi i termini si traducono in italiano con “cimitero”.

1. Il Cimitero di Calton (Old Calton Burial Ground)
Ecco uno dei cimiteri più visitati e importanti di Edimburgo, sia per la sua bellezza architettonica che per la sua storia e i personaggi illustri che qui riposano. Nei pressi della collina di Calton Hill, nella zona nordorientale del centro città, il cimitero di Calton è un sito storico costruito all’inizio del XVIII secolo dove, come abbiamo detto, riposano personaggi importanti della storia della Scozia come per esempio il filosofo David Hume, l’editore William Blackwood o il reverendo Robert Candlish.
La costruzione di questo cimitero si deve al fatto che gli abitanti del villaggio di Calton dovevano seppellire i propri defunti in un “graveyard” che si trovava piuttosto lontano, per cui chiesero che si costruisse questo spazio esclusivamente per loro. Oggi è visibile solo la metà di quello che anticamente era il cimitero, che fu diviso in due parti in seguito all’apertura della Waterloo Place dedicata alla vittoria nella nota battaglia del 1815. Per portare a termine la divisione del cimitero fu necessario rimuovere tutti i corpi che i trovavano dove ora sorge la strada con le rispettive tombe e portarli in quello che divenne il “New Calton Cemetery”.
Tra i monumenti più famosi, ne ricordiamo uno che si staglia contro il cielo di Edimburgo e si può vedere da ogni punto della città. Il Monumento ai Martiri Politici (The Political Martyrs Monument). È un monumento alla memoria di cinque riformisti politici della fine del XVIII secolo, due scozzesi e tre inglesi, che furono arrestati e condannati per aver promosso campagne di riforma contro il governo e per aver cercato di diffondere le idee liberali della Rivoluzione Francese. Condannati per la loro protesta, tra il 1794 e il 1795, i cinque furono mandati in Australia, in quella che allora era considerata la più grande e la peggiore prigione del mondo. Circa 50 anni dopo questi avvenimenti, il pensiero sociale e politico si indirizzò verso posizioni molto più liberali, tanto più considerato il periodo storico, e si decise che dopotutto quei cinque signori non erano stati pericolosi sovversivi ma eroi che avevano lottato per le loro idee. Perciò, nel 1844 si costruì in loro onore il monumento che possiamo osservare oggi: un gigantesco monolite di pietra grigia alto 27 metri che, con la sua forma di obelisco,voleva simboleggiare un faro che illuminasse il cammino alle anime dei cinque di ritorno dall’Australia.
Su uno dei lati sono scolpiti i nomi dei cinque martiri: Thomas Muir, Thomas Fyshe Palmer, Willam Skirving, Maurice Margarot e Joseph Gerrald. Su un altro lato troviamo invece un’iscrizione in cui si legge: “I know that what has been done these two days will be rejudged”. Si tratta delle parole pronunciate da William Skirving durante il processo che subì il 7 giugno del 1794 e che significano: “so che ciò che è stato fatto in questi due giorni sarà giudicato di nuovo”. E così fu in effetti, alla fine i cinque martiri furono perdonati, anche se dovettero aspettare ben 50 anni.
Un altro monumento commemorativo che attira l’attenzione del visitatore all’entrare nel santuario è il “Monumento ai soldati scozzesi-americani”, lo Scottish-American Soldiers Monument, costruito alla fine del XIX secolo. Ci si trova davanti agli occhi nientemeno che una statua di Abraham Lincoln, di fatto la prima che sia mai stata costruita fuori dagli Stati Uniti. Ai suoi piedi si trova uno schiavo nero liberato che lo ringrazia sostenendo un libro a dimostrazione della sua cultura di uomo libero.
La statua è stata eretta con fondi americani per custodire e ricordare le vite di sei soldati scozzesi morti nella Guerra di Secessione Americana. In essa è possibile anche leggere un’iscrizione che dice: “to preserve the jewel of liberty in the framework of Freedom” (per conservare il gioiello della liberazione nella cornice della Libertà).
Vale senza dubbio la pena di visitare il cimitero anche solo per vedere questo monumento. Attenzione ad entrare di notte, però, perché la statua di Lincoln non sembra affatto una statua e i più paurosi, come è già successo, rischiano di prendersi proprio un bello spavento prima di rendersi conto che quel signore sospeso a mezz’aria è di pietra e non può fare alcun male.
Molti si chiedono come mai ci sia un monumento commemorativo della Guerra di Secessione statunitense nella capitale scozzese, ma basta indagare un po’ più in profondità nella storia di questo paese per scoprire la stretta relazione che lo lega agli Stati Uniti fin dal XVIII secolo. Perfino quando scrissero la “Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti”, gli americani si basarono sulle idee di uno dei filosofi più in voga del momento, lo scozzese David Hume, che tra l’altro è sepolto a pochi metri dal monumento.
Parliamo di una delle figure più importanti dell’Illuminismo scozzese di metà del XVIII secolo, un periodo in cui la Scozia progrediva rapidamente in tutti i campi, da quello scientifico a quello storico o artistico, tanto che si cominciò a riferirsi a Edimburgo come “l’Atene del Nord”, paragonandola alla città greca che ebbe una fioritura simile nel VI secolo a.C.
La città ricorda il suo filosofo con un enorme mausoleo al quale, dopo la sepoltura di Hume, si dovette montare la guardia per ben 8 giorni a causa dell’ostilità pubblica che questi si era attirato in vita, in parte a causa del suo dichiarato ateismo. Oggi probabilmente si rivolta nella tomba perché un anno dopo la sua morte, sua nipote venne sepolta nello stesso luogo e poiché era una donna devota, al contrario dello zio, al mausoleo venne aggiunta un’iscrizione religiosa. L’iscrizione, che si trova nella parte frontale del mausoleo sotto una nicchia con un enorme vaso, recita così: “Behold, I come quickly, thanks be to God which giveth us the victory through our Lord Jesus Christ” (Ecco, io vengo tosto, sia resa grazia a Dio che ci ha dato la vittoria attraverso nostro Signore Gesù Cristo).
I tre monumento di cui abbiamo parlato non sono certamente i soli che si possono vedere all’Old Calton Burial Ground, per cui, in qualsiasi epoca dell’anno visitiate la città, non perdetevi una passeggiata per questo magnifico cimitero. Se poi scegliete di visitarlo in un giorno buio e nuvoloso l’esperienza risulterà senza dubbio più interessante, dato che questi luoghi sono come dei pezzettini di storia custoditi in uno scenario lugubre, ma con una magia del tutto speciale.

2. Il Cimitero di Greyfriars (Greyfriars Kirkyard)
Questo cimitero è un esempio di quelli che vengono chiamati “graveyard” e non “cemetery” dato che le tombe si costruirono attorno ad una chiesa (in scozzese “Kirk”). Il cimitero di Greyfriars si trova nella zona più meridionale della Old Town ed è uno dei più antichi della città. Le prime tombe che vi si trovano, infatti, risalgono al XVI secolo, mentre le più recenti sono del XIX e custodiscono, tra gli altri, i corpi di molti personaggi famosi che hanno vissuto in città in questo lasso di tempo.
Il nome del cimitero deriva direttamente da quello dell’ordine monastico dei francescani a cui apparteneva: Greyfriars vuol dire letteralmente “frati grigi”. La comunità francescana di Edimburgo fu sciolta a metà del XVI secolo, lo stesso periodo in cui venne costruita la chiesa che si erge tra le tombe. Si pensò di fare lì un nuovo cimitero perché il camposanto della chiesa di San Egidio (Saint Giles nota come la Cattedrale di Edimburgo) era ormai pieno e non c’era più spazio per seppellire nemmeno un altro corpo in tutta la città, così decisero di aprire un nuovo cimitero.
La chiesa, inoltre, fu testimone di uno degli avvenimenti più importanti della storia religiosa di Edimburgo e della Scozia in generale, perché proprio qui si firmò il “National Covenant” (il patto nazionale della Scozia) il 28 febbraio del 1638, da cui il nome dei cosiddetti Covenanti.
Quello dei Covenanti fu una sorta di movimento politico-religioso guidato dal ramo presbiteriano della comunità scozzese per opporsi alla decisione del re Carlo I di introdurre la fede anglicana. Dopo la firma di questo patto i Covenanti si sollevarono contro il sovrano ed ottennero una temporanea vittoria. Il nuovo sovrano, Carlo II, figlio del precedente, sconfisse infatti i Covenanti a Bothwell Brig (1679): dopo la battaglia, più di 1200 firmatari del patto furono incarcerati, torturati e condannati in un luogo che ancora oggi troviamo all’interno del cimitero, la “Covenanter’s Prison” (la prigione dei Covenanti). L’edificio ha perso il suo ruolo di carcere per diventare la tomba di alcuni degli uomini che qui subirono la loro penitenza più di quattro secoli fa.
Tra le migliaia di oscure storie che la città e i suoi cimiteri custodiscono, questa è una delle più cruente. In essa hanno un ruolo importante sia la chiesa, che ancora conserva una copia originale del documento firmato dai Covenanti, sia la prigione di cui abbiamo parlato prima, sia anche uno dei monumenti più inquietanti del cimitero. Si tratta del mausoleo in cui è conservato il corpo di George Mackenzie, costruito molto vicino alla prigione. Mckenzie ebbe l’ingrato compito di portare a termine la politica persecutoria di Carlo II dopo la vittoria contro i presbiteriani. A lui si devono più di 1200 incarcerazioni e moltissime condanne a morte portano la sua firma, la sua crudeltà fu tale che si guadagnò l’appellativo “bloody Mckenzie”, Mckenzie il sanguinario. La sua tomba, nota come il “Black Mausoleum”(il Mausoleo Nero) ha un aspetto del tutto appropriato al carattere maligno del suo proprietario ed è una delle più visitate della città.
C’è da dire, però, che non tutte le storie custodite in questo luogo sono tristi e cruente come la precedente. Anzi, se c’è una storia famosa ad Edimburgo è proprio quella di Bobby, il cagnolino. Era un piccolo Skye Terrier che quando il suo padrone morì rimase a fare la guardia alla sua tomba e non si mosse di lì per ben 14 anni. A quanto pare, il cane non si muoveva dal cimitero se non per andare a mangiare al bar che si trovava all’entrata che oggi porta il suo nome. Questa storia, una delle più amate dagli abitanti della città, commosse tanto le loro anime che in un’epoca in cui alla morte del padrone veniva ucciso anche l’animale, non solo salvarono la vita di Bobby, ma lo nominarono cittadino di Edimburgo perché potesse essere sepolto nello stesso cimitero, accanto al suo padrone. Oggi, infatti, è possibile vedere la tomba di “Greyfriars Bobby” (come lo si conosce) proprio accanto all’entrata del cimitero. Non è difficile individuarla grazie alla quantità di regali lasciati dai visitatori, soprattutto peluche e bastoncini “per farlo giocare”
Per le dimensioni del cimitero le storie che abbiamo raccontato potrebbero sembrare più che sufficienti, ma la verità è che ce ne sono molte di più, troppe per raccontarle tutte in un testo così breve, ma se abbiamo risvegliato la vostra curiosità e volete fare un giro completo del cimitero alla scoperta di tutti i suoi misteri, unitevi alla passeggiata storica per Edimburgo di Scozia Tour che vi porterà al muro che segnava “la fine del mondo” per gli scozzesi, vi racconterà nei dettagli la storia del cagnolino più famoso della città e del suo padrone, quella dei Covenanti e di come le abitazioni e i negozi scozzesi sorgano addossate ai cimiteri, quasi fossero parchi. Venite a scoprire queste e altre storie narrate da una guida esperta della storia della gloriosa capitale scozzese.

3. Il Cimitero di Canongate (“The Canongate Kirkyard”)
Parliamo adesso di uno dei cimiteri più conosciuti e frequentati della città che si trova proprio sul Royal Mile, a pochi metri dal Palazzo di Holyrood, residenza reale, e che come Greyfriars, è uno dei più antichi di Edimburgo. Le prime tombe risalgono alla fine del XVII secolo e le più recenti sono della metà del XX secolo. Come gli altri anche questo cimitero è luogo di riposo di alcune delle figure più di spicco della storia della Scozia.
La zona di Canongate, che oggi si trova nel pieno centro di Edimburgo, anticamente era un distretto a se stante che dipendeva dall’abbazia di Holyrood. Questo può dare un’idea di quanto fossero realmente ridotte le dimensioni della città in quel periodo.
Ci troviamo di fronte ad un altro esempio di “graveyard” o “kirkyard” dato che tutte le tombe sono costruite attorno al solenne edificio della “Chiesa Nuova di Canongate”, fondata nel 1688 e terminata pochi anni dopo.
L’entrata del cimitero è facile da individuare grazie alla statua del poeta Robert Fergusson che qui è sepolto. Questo poeta, con la sua incredibile, breve vita e con la sua opera, attrasse l’attenzione di uno dei grandi della letteratura scozzese, Sir Robert Burns, tanto che questi ordinò la costruzione di un monumento in suo onore che fu poi terminato dopo la morte dello stesso Burns. Fergusson rifiutò una formazione che gli avrebbe permesso di diventare ministro e all’età di 22 anni decise di dedicarsi alla poesia. La sua produzione fu molto prolifica ma poco estesa, dato che a soli 24 anni trovò la morte in seguito a una storia i cui contorni non si riescono ad afferrare del tutto. Non si sa bene, infatti, se soffrisse di depressione, ma sicuramente passò gli ultimi giorni della sua vita al “lunatic asylum of Dorian House hospital”, ovvero in manicomio (Manicomio di Dorian), e fu lì che dopo alcune settimane di agonia, morì.
Un altro ospite del cimitero di Canongate di cui avrete sicuramente sentito parlare è Adam Smith, economista e autore di “The Wealth of Nations” (la Ricchezza delle Nazioni). Ebbene sì, l’economista che tutti abbiamo dovuto studiare, in un modo o nell’altro, era scozzese ed era anche molto amico del filosofo di cui abbiamo parlato prima, David Hume, sepolto nel cimitero di Calton. Smith non era originario di Edimburgo ma visse in questa città per ben 10 anni ed è qui che venne sepolto. La sua tomba è oggi meta di “pellegrinaggio” per tutti gli economisti del mondo e per chi ammira la sua opera indipendentemente dal campo in cui lavora.
Molte altre personalità scozzesi oggi riposano in questo luogo come, per esempio, il chirurgo Benjamin Bell, nonno di un altro chirurgo Joseph Bell, a cui Arthur Conan Doyle si ispirerà per la creazione di Sherlock Holmes; o Dugald Stewart, anch’egli un grande della filosofia degli inizi del XIX secolo che giace nell’unica tomba sigillata. Ma l’aneddoto più curioso è senza dubbio quello legato ad una piccola tomba che ispirò nientemeno che a Charles Dickens la creazione del protagonista del suo celebre Canto di Natale (A Christmas Carol), il burbero Ebenezer Scrooge. Si racconta che Dickens stava passeggiando per il cimitero quando trovò una tomba sulla quale si leggeva il nome Scroggie e l’epitaffio “meal man” (che potremmo tradurre come “l’uomo dei pasti” oppure “il commerciante di mais” – meal è anche la farina di mais), ma a causa della poca luce e della sua leggera dislessia, lo scrittore fraintese l’iscrizione e lesse: “mean man” (l’uomo infame). Subito pensò che per essersi meritato una simile iscrizione che lo segnava per l’eternità, quell’uomo doveva essere stato davvero terribile in vita e così cominciò a costruire nella sua mente una storia che si sviluppava attorno al carattere di questo scorbutico personaggio.
Edimburgo è piena di aneddoti come questi, legati non solo ai suoi cimiteri ma a qualunque angolo di questa incredibile città, così affascinante per moltissime personalità oggi riconosciute al livello internazionale le quali, a loro volta, hanno lasciato impronte indelebili nei luoghi che hanno segnato alcune delle loro opere, come vediamo nell’esempio di Dickens.

4. Il Cimitero di Dean (Dean Cemetery)
Andiamo adesso in uno dei cimiteri meno conosciuti dai visitatori della città ma che vale la pena visitare. Si tratta di un enorme camposanto costruito alla fine del XIX secolo, un po’ più recente quindi rispetto ai precedenti, che divenne uno dei cimiteri più in voga dell’epoca.
La New Town era stata costruita da circa 150 anni e i personaggi celebri della città non volevano più essere sepolti nei cimiteri storici, come Greyfriars o Canongate, e cominciarono a costruire i loro mausolei in questo spazio all’interno del Dean Village. Si tratta di un piccolo borgo a circa 15 minuti a piedi dal centro della città dove però si respira un’atmosfera del tutto diversa, molto più bucolica, ci si ritrova immersi nella natura e lontani dal caos della città.
Alcuni dei monumenti funerari del cimitero di Dean si annoverano tra le più grandi opere architettoniche della Edimburgo vittoriana ed erano destinati soprattutto alle classi medie e alte. Molti di essi custodiscono i corpi di grandi del mondo della medicina, delle scienze, delle arti e delle lettere, ma la maggior parte sono dedicati alle grandi imprese durante la guerra e poi la pace, sia al livello nazionale che internazionale, sono, insomma, monumenti alla memoria bellica.
Nonostante sia un cimitero privato, il Dean Cemetery ha diversi orari di apertura al pubblico e vale veramente la pena passeggiare per i suoi deliziosi sentieri in una cornice vegetale diversa ogni epoca dell’anno. L’aspetto odierno del cimitero è esattamente quello che il suo artefice, David Cousin, aveva voluto dargli nel suo progetto, in cui ogni cosa aveva un posto preciso, sia le piante che i monumenti funerari, nonostante questi ultimi siano poi, nel tempo aumentati.

5. Il Cimitero di St. Cuthbert’s Church (“The Graveyard of St Cuthbert”)
Ecco un altro dei cimiteri che troviamo nel cuore della città, in un intorno meraviglioso all’ombra del Castello di Edimburgo, dove possiamo passeggiare placidamente nonostante si trovi in un punto nevralgico, proprio in cima a quella strada che separa la Old Town dalla New Town, Princes Street.
Anche se, come il precedente, questo cimitero non è molto antico, è comunque un cimitero storico dato che si costruì nel XVIII secolo. Le prime notizie in cui appare come luogo di sepoltura, però, sono molto più antiche e risalgono al 1606 quando lì fu sepolto Robert Pont, Secondo Ministro della chiesa di San Cuthbert dopo la Riforma.
Il cimitero ospita centinaia di monumenti funerari dove sono conservati i corpi di personaggi illustri e molto noti al livello internazionale. Per esempio, anche se molti di noi non ricorderanno a che servono, tutti abbiamo sentito parlare dei “logaritmi neperiani”. Ebbene chi li formulò oggi riposa qui. Era un signore nato a Edimburgo, un certo D. John Napier, il cui nome è oggi quello di una delle più prestigiose università della città, la “Napier University”.
Passeggiando per il cimitero incontreremo anche lo zio di Charles Darwin o l’architetto del monumento più grande mai costruito in onore di un letterato, lo “Scott Monument”, monumento a Sir Walter Scott, progettato appunto da George Kemp. Un incontro sorprendente sarà quello con la tomba di uno scrittore inglese nato vicino a Manchester, Thomas de Quincey, autore di “Confessioni di un mangiatore d’oppio” (“Confessions of an English opium eater”), uno dei saggi più letti del romanticismo inglese. Intorno al 1829 lo scrittore arrivò a Edimburgo e qui fu sepolto.
Un altro dei monumenti che più colpiscono il visitatore di questo cimitero è quello in memoria di uno dei Ministri della Chiesa presbiteriana di San Cuthbert, David Dickson, che ricoprì tale ruolo per i primi venticinque anni del XIX secolo e a cui spettò il compito di officiare il funerale di Sir Walter Scott.
La chiesa associata al cimitero appartiene, come abbiamo detto, al ramo presbiteriano, “la chiesa di Scozia”, mentre quella adiacente, “la Chiesa di San John”, appartiene all’episcopalismo.
Oltre ai suoi monumenti funerari, questo cimitero deve alla sua ubicazione un ruolo di spicco in alcuni degli avvenimenti più importanti della storia di Edimburgo. Potremmo raccontare, ad esempio, come, alla fine del XVIII secolo, il drenaggio del Nor’ Loch (Lago Nord), che occupava l’area in cui oggi sorgono i Giardini di Princes Street e la stazione di Waverly, permise l’estensione del cimitero. Potremmo anche raccontare come, in quello stesso periodo, questo luogo fu teatro di centinaia di furti di cadaveri che venivano rivenduti come oggetti di studio, tanto che fu necessario assoldare dei guardiani notturni per impedire tale pratica finché nel 1830 il problema fu risolto con la legalizzazione della donazione dei corpi alla scienza medica.

6. Il Cimitero di Warriston (“Warriston Cemetery)
L’ultima tappa di questo insolito tour è dedicata a uno dei cimiteri meno conosciuti della città. Si trova in un piccolo quartiere periferico a nord di Edimburgo, Warriston, e occupa un’immensa estensione di terreno leggermente collinoso: parliamo di quasi 6 ettari. Oggi al suo interno troviamo migliaia di tombe che si sono andate accumulando nei circa due secoli dalla sua costruzione nel 1842. Progettato dallo stesso architetto artefice del Cimitero di Dean, David Cousin, questo cimitero è il luogo dell’eterno riposo di molti personaggi noti appartenenti alla nobiltà vittoriana ed edoardiana, tra cui il più famoso è Sir James Young Simpson, inventore dell’anestesia.
I cenotafi, i mausolei e le steli funerarie si mescolano armonicamente con la natura che li circonda dove spiccano bellissimi olmi dalle foglie rossastre e altri di una particolare specie inglese, il “Guernsey Elm”, che qui ancora sopravvive dopo che una pandemia distrusse la maggior parte degli esemplari.
Un tempo questo era un cimitero privato, ma oggi è aperto al pubblico e si può visitare grazie al Comune che nel 1994 ha deciso di provvedere alla sua manutenzione, anche se alcune parti sono ormai in rovina e delle steli, seppellite dalla terra, non si vede più che un insieme di pietruzze irriconoscibili come tombe.
Il monumento più interessante del cimitero si trovava in un’accogliente cappella costruita nel 1895 e dedicata al Generale di Artiglieria di Bombay, Robertson. Il monumento era stato commissionato dalla figlia del generale e appariva come uno splendido santuario di marmo bianco al cui interno si poteva osservare la scultura di una donna reclinata avvolta in una coperta rossa da cui derivò il nome “the Tomb of the Red Lady” (la tomba della donna in rosso). Oggi non è più possibile vedere il monumento che essendo stato vittima di vandalismo, dovette essere demolito.











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