venerdì 7 agosto 2015

205. Non chiudete quella porta

Edisto Island si trova ad un'ora circa da Charleston, nel South Carolina, sull'Oceano Atlantico. La metà del XIX secolo è stato un periodo d'oro per i proprietari delle piantagioni di cotone della zona. Si diceva che ad Edisto il raccolto si vendesse ancor prima che fosse piantato.
Nel cimitero della chiesa presbiteriana di Edisto Island, si trova il mausoleo della famiglia Legare. Quello che salta subito all'occhio è l'assenza della porta... Ecco perché...
C'era una volta una famiglia che viveva sulla costa settentrionale di Edisto Island. Nella famiglia erano presenti almeno due figli, un maschio e una femmina  (che era alcuni anni più grande di suo fratello), Julia. Non sappiamo se ci fossero altri figli, ma sono questi due che interessano la nostra storia.
A metà del 1800, Julia Legare, che era andata a far visita alla sua famiglia sull'isola, si ammalò di difterite.
La difterite, che ormai è quasi inesistente negli Stati Uniti, era una volta tra le malattie più temute. I bambini erano spesso le principali vittime. La difterite prosperava nei climi  umidi e nelle acque stagnanti. Negli anni che portarono alla guerra civile, si sapeva poco o niente di questa malattia. Era estate, quando Julia ebbe i primi sintomi, ed è probabile che nessuno l'abbia notato, attribuendola debolezza o il pallore al caldo del periodo. Quando iniziarono il mal di gola e la febbre, era già tardi. La malattia progredì rapidamente. La difterite provoca difficoltà di deglutizione, gonfiore alla gola, alle tonsille e al naso: la morte avviene spesso per asfissia, in quanto arriva a diventare impossibile respirare. Julia cadde in coma e  la famiglia non poté far che attendere il suo risveglio. Probabilmente il respiro e il battito cardiaco di Julia si fecero così impercettibili da non essere più rilevabili dal medico di famiglia, che infatti la e dichiarò morta.
In quel periodo, le scienze mortuarie erano agli albori e su Edisto Island erano inesistenti. Con temperature frequentemente molto alte nei mesi estivi, era essenziale seppellire i morti il più presto possibile.
La povera Julia venne quindi amorevolmente vestita per il suo funerale e messa nel mausoleo di famiglia il giorno stesso della sua morte. Dopo aver deposto il suo corpo all'interno della cripta, la porta di marmo venne chiusa e sigillata.
La famiglia di Julia andò avanti con la sua vita come meglio poté dopo la perdita della figlia.
Circa un decennio dopo, cominciarono a risuonare i tamburi di guerra e il fratello minore di Julia, ormai grande, si unì al suo reggimento e partì per la guerra. La famiglia era orgogliosa del giovane soldato e lo salutò mentre si allontanava a cavallo nella sua splendida uniforme. Purtroppo, il figlio tornò a casa in una cassa di pino.
Dopo lla celebrazione dei funerali, e la bara venne portata nella cripta. La chiave girò nella serratura, e con l'aiuto di un paio di uomini, la pesante porta di pietra si aprì per rivelare un altro incubo. I presenti furono accolti da un tintinnio di ossa: erano i resti di Julia sparsi sul pavimento davanti alla porta. Qua e là sul suo corpo, la pelle rinsecchita si era aggrappata alle ossa e l'abito con cui era stata sepolta era ridotto ad un cumulo di stracci bianchi.
Il tintinnio d'ossa sul pavimento era stato provocato dalle dita della ragazza, che erano disperatamente attaccate alla porta ed erano andate in frantumi nel momento in cui era stata aperta. Nel mausoleo non c'era alcuna apertura. Nessuna possibilità di fuga.
Pare che fossero state effettivamente sentite delle grida nei giorni successivi alla sepoltura della ragazza. Ma nessuno gli aveva prestato attenzione nel cimitero, perché sembravano delle grida provenienti da molto lontano.
La povera Julia era stata sepolta viva. Quel fatidico giorno in cui l'avevano chiusa nella cripta, lei era semplicemente in coma.
I resti della ragazza vennero rimessi nel mausoleo, così come quelli del fratello, la cui morte aveva portato a quella triste scoperta. La porta venne richiusa a chiave.
Ancora scossi dall'orribile scoperta al mausoleo, i familiari della ragazza tornarono poco dopo al cimitero per rendere omaggio alla povera ragazza e trovarono la porta aperta.
Pensando che la porta non fosse stata chiusa bene al recente funerale, la richiusero, assicurandosi che fosse ben bloccata.
Qualche settimana più tardi, la porta fu trovata di nuovo aperta. Questa storia si ripeté per diversi decenni. Si ricorse anche a catene e lucchetti per tenere la porta chiusa, ma niente: la porta continuava ad aprirsi. Una cinquantina di anni fa, venne installata addirittura una porta che poteva essere rimossa solo con l'ausilio di mezzi pesanti, ma anche questo non servì a nulla: la piccola Julia doveva essere particolarmente arrabbiata con quella porta, perché stavolta non venne trovata semplicemente aperta, ma proprio scardinata dal mausoleo.
A questo punto, si rinunciò a chiudere la cripta. I resti furono sepolti e la porta originale venne incorporata nel pavimento del mausoleo, dove rimane ancora oggi, con i graffi della ragazza ancora visibili.
Ora lo spirito di Julia può riposare in pace, almeno finché a qualcuno non verrà la malaugurata idea di rimettere una porta alla cripta.





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