martedì 28 luglio 2015

182. Mary Wollstonecraft Shelley

Mary Wollstonecraft Godwin nacque a Londra il 30 agosto 1797, figlia di genitori illustri. Sua madre, Mary Wollstonecraft, era la pensatrice femminista più importante della sua generazione, oggi ricordata per il suo "Una rivendicazione dei diritti della donna", appassionato appello per l'educazione delle ragazze regolamentata dallo Stato. Mise il massimo impegno per l'indipendenza femminile. Il padre di Mary, William Godwin, era un filosofo politico radicale e scrittore. I genitori di Mary rispettavano i principi rivoluzionari, sia in politica che nella vita privata, ma nonostante disprezzassero l'istituzione del matrimonio, fecero quel passo, al di là di tutto, per facilitare l'ingresso di Mary in società. Tuttavia, Mary Wollstonecraft morì di febbre dieci giorni dopo la nascita di sua figlia. La figlia, nata da una relazione con Gerald Imlay, Fanny, e la bambina appena nata vissero con William Godwin.
Prima del suo matrimonio con il poeta Percy Bysshe Shelley, nonostante fosse cresciuta senza aver mai conosciuto la madre, Mary faceva sempre riferimento a se stessa come a "Mary Wollstonecraft Godwin". Dopo il matrimonio, lasciò cadere il cognome "Godwin," ma rimase legata al cognome di sua madre, firmando le sue lettere "M.W.S.".
William Godwin corteggiò diverse donne in cerca di una nuova madre per le due ragazze fino a quando finalmente incontrò Mary Jane Vial (meglio conosciuta come Clairmont) e la sposò il 21 dicembre 1801. Mary Jane ebbe due figli, Charles e Jane, che in seguito si fece chiamare Claire . La sua matrigna non incoraggiò mai la curiosità intellettuale di Mary Godwin e non la tirò su secondo i principi della madre. Mary non andò a scuola, ma imparò a leggere e scrivere a casa. Suo padre la incoraggiò sempre ad usare l'immaginazione, così Mary iniziò a "scarabocchiare" in giovanissima età. William le diede anche libero accesso alla sua vasta libreria di autori inglesi. Le permise di sedersi tranquillamente in un angolo e ascoltare le discussioni filosofiche, scientifiche o letterarie fra lui e i suoi amici politici. L'unica formazione vera e propria che Mary ricevette fu quella di un maestro di musica.
La famiglia viveva a Somers Town, dove William Godwin e sua moglie aprirono una casa editrice (M. Godwin e Co.) e un negozio di libri per bambini. Nel 1810, la Biblioteca Giovanile Godwin pubblicò il primo lavoro di Mary Godwin: "Mounseer Nongtongpaw", una poesia in versi che estendeva l'omonima canzone di cinque strofe che Charles Dibdin aveva pubblicato nel 1808. Si tratta di una divertente ballata in pentametri giambici del viaggio di John Bull a Parigi, con tutte le incomprensioni linguistiche che ne derivavano.
Vista dall'esterno, Mrs. Godwin poteva sembrare una buona madre per le sue figliastre, ma Mary la odiava, perché vedeva nella matrigna tutto quello che sua madre non era stata: una conservatrice subdola e manipolatrice. Quando William Godwin cominciò a ritirarsi quasi del tutto nel suo studio e lasciò la gestione della casa alla seconda moglie, Mary la accusò di averlo plagiato e allontanato da lei.
Nel 1812 i rapporti tra Mary e la signora Godwin erano giunti ad uno stato tale che William decise di mandare Mary presso un conoscente, William Baxter, e la sua famiglia, a Dundee, in Scozia, dove rimase per diversi mesi. La famiglia Baxter si dimostrò molto diversa da quella a cui Maryu era abituata: unita e affiatata.
Quando Mary tornò dalla Scozia per una visita a Londra, Percy Bysshe Shelley, erede di un ricco uomo del Sussex, si presentò come un discepolo di suo padre. Nel 1811 Shelley era stato espulso da Oxford dopo aver pubblicato un opuscolo sulla necessità dell'ateismo. La sua famiglia era rimasta sbalordita, specialmente quando, appena diciannovenne, aveva sposato Harriet Westbrook, e aveva portato lei e sua sorella Eliza in Irlanda con lui per distribuire il suo opuscolo. Poi, aveva  proseguito per il Galles per sostenere lo sviluppo della comunità socialista di William Madock, dopodiché era fuggito a Londra. Il suo matrimonio iniziò ad incrinarsi dopo la nascita della figlia, quando Harriet perse interesse per le ricerche spirituali. Shelley cominciò quindi a cercare altre donne, che potessero condividere e stimolare la sua sfera intellettuale.
Shelley, ventenne, incontrò dunque Mary per la prima volta, allora quindicenne, a casa di suo padre, mentre era a pranzo lì con la moglie e la cognata. Quando Mary tornò a Londra, ben 9 mesi più tardi, suo padre era diventato finanziariamente dipendente da Shelley. Quando Shelley e Mary si incontrarono nuovamente, il ​​5 maggio 1814, Percy si sentì subito attratto dalla sua bellezza, dai suoi interessi intellettuali e dall'evidente simpatia che nutriva per lui. Cominciarono a stare insieme ogni giorno, passeggiando fino alla tomba di Mary Wollstonecraft,  nel sagrato di St. Pancras, e qui si dichiararono infine il loro amore, il 26 giugno 1814. Quando Godwin lo scoprì,  l'8 luglio, scrisse immediatamente a Shelley e proibì a Mary di rivederlo.
Il 18 luglio 1814, Mary fuggì con Shelley in Francia, dopo che aver minacciato di suicidarsi. I due portarono Jane Clairmont con loro. Mrs. Godwin li seguì a Calais, ma non riuscì a riportare Jane indietro. William Godwin interruppe ogni rapporto con la figlia per ben 3 anni. Shelley, Mary e Jane procedettero fino a Parigi. Mary aveva portato con sé a Parigi una scatola contenente gli scritti e le lettere giovanili, che Shelley aveva promesso di leggere, ma non lo fece mai. Quando partirono per la Svizzera, la scatola venne dimenticata a Parigi, e Mary non la rivide mai più. Così, non potè essere in grado di fornire le proprie credenziali letterarie, come invece aveva fatto sua madre. Shelley incoraggiava Mary a scrivere, ma non la vedeva come una sua pari a livello letterario. L'atteggiamento di Shelley era quello di un mentore. Tuttavia lei, letterariamente parlando,  era la più prolifica dei due.
Il 13 settembre 1814, i viaggiatori tornarono a Londra. Qui Harriet Shelley, ormai incinta di sei mesi, fece causa a Shelley per la custodia dei figli e per il sostegno finanziario. Il padre di Percy gli aveva tagliato i viveri e quindi lui navigava in cattive acque. Shelley e Mary cercarono di mantenere la loro abitudine di scrivere al mattino e Mary lavorava come donna delle pulizie nel pomeriggio, ma a volte Shelley dovette nascondersi dai suoi creditori. Probabilmente lui e Jane (che cambiò il nome in Claire nel 1815) divennero amanti durante quell'inverno. La rinnovata amicizia con Thomas Hogg, con cui Shelley aveva spesso condiviso le sue donne, portarono Mary ad essere oggetto delle attenzioni di Thomas, con l'approvazione di Shelley. Ma Mary era incinta. La documentazione di quegli anni è scarsissima, ma sappiamo che i rapporti fra Mary e Claire, che aveva spesso degli attacchi isterici, peggiorarono rapidamente. Il 6 gennaio 1815, il nonno di Shelley morì, lasciando la sua tenuta a Percy Bysshe Shelley e ai suoi eredi maschi dopo la sua morte. A questo punto, Shelley era in grado di pagare i suoi debiti e stabilire un'indennità per Harriet. Perfino Godwin ruppe il suo silenzio e chiese un prestito a Shelley, denaro che Percy gli diede e che lui non restituì mai.
Mary diede alla luce prematuramente sua figlia Clara, il 22 febbraio 1815. La bambina morì due settimane dopo. Shelley, indifferente alla morte della sua bambina, se ne andò con Claire e lasciò che Mary venisse consolata da Hogg, che ormai si era unito al nucleo familiare. Mary addoloratissima per la morte di sua figlia, fece pressioni affinché Claire si allontanasse, cosa che Claire fece, ma solo per un breve periodo. Nel 1816, infatti, era di nuovo a Londra e durante l'inverno diventò l'amante di Lord Byron, nonostante l'evidente mancanza di sentimenti da parte di lui.
Mentre Claire era assente, nel 1815, Mary e Shelley fecero molti viaggi insieme, ma Mary era innervosita dalla sua irrequietezza. I due cercano di riprendere la loro routine di lettura e scrittura. Mary si mette a  studiare il latino e il greco. Il 24 gennaio 1816, lei dà alla luce un figlio sano, William. Nel frattempo, la salute di Percy si è deteriorata: si rende necessario un clima caldo per il suo cuore debole, così Claire convince Mary e Shelley ad accompagnarla in Svizzera per incontrare Lord Byron al Lago di Ginevra. Questo significò un effettivo ritorno di Claire nella famiglia Shelley, che lei non lasciò più fino all'ottobre del 1820.
A giugno, la famiglia Shelley si era stabilita sulle rive del Lago di Ginevra, vicino a Lord Byron. Byron e Shelley diventarono subito amici e uscivano spesso in barca a vela insieme. Mary era in una situazione emotivamente difficile. Aveva desiderato l'amore di una madre per tutta la vita e si era amaramente pentita di aver tagliato i rapporti col padre. Il rapporto tra Shelley e Claire minava la sua autostima. La potente attrazione che provava sia per Shelley che per Byron la distraeva ulteriormente. Fu in questa situazione che il 16 giugno, all'età di diciotto anni,  Mary creò il suo capolavoro. La storia è ben nota: Mary, Shelley, Lord Byron e il dottor Polidori, medico di Byron, dopo aver letto storie di fantasmi gli uni agli altri, decisero che ognuno di loro dovesse scrivere una storia altrettanto orribile. Per un paio d'ore, Mary non riuscì a pensare a niente. Seguirono delle discussioni sul galvanismo, sugli esperimenti condotti nel XVIII secolo da Erasmus Darwin, che affermò di esser riuscito a rianimare la materia morta, e sulla possibilità di ricomporre e ridare vita alle parti di un essere vivente, conoscenze che Shelley e Mary avevano approfondito discutendo con un loro amico, il medico italiano Andrea Vaccà Berlinghieri, che studiava i cadaveri e l'elettricità, e forse anche assistendo ad alcuni dei suoi esperimenti. Finalmente, rapita dall'estasi, Mary ebbe la sua visione. Nasceva Frankenstein. Mary aveva avuto degli incubi sulla morte di sua figlia, e l'ansia che ormai la dominava l'aveva portata a "sognare ad occhi aperti". Mentre scriveva il romanzo, Mary si identificava sempre più con il figlio abbandonato, che, privato di una famiglia amorevole,  diventava un mostro. Mary provava dei sentimenti contrastanti verso la sua creazione e la definì la sua "orribile progenie".
Mary Shelley ha consolidato il gotico come forma di un romanzo particolarmente femminile. Ha deviato dalla tradizione, in quanto il suo personaggio centrale non è una donna. Mary basa il suo romanzo sulle ultime scoperte del suo tempo nel campo delle scienze. Ha creato il genere della fantascienza. Prima di pubblicare il manoscritto, Mary lo diede al marito per le modifiche ed egli fece numerose revisioni, rendendosi in gran parte responsabile della variazione del suo semplice stile anglosassone in uno più latineggiante e più ornato. Alcune modifiche di Shelley rendono la Creatura meno umana e  "ammorbidiscono" gli errori di Victor Frankenstein. La bella copia che Mary invio per la stampa non esiste più. Le prove, inviate direttamente a Mary Shelley, vennero lette sia dalla scrittrice che da suo marito.
Per la scrittura del racconto di Frankenstein ci vollero 9 mesi, i 9 mesi precedenti la nascita della figlia degli Shelley, Clara Everina (nata il 2 settembre 1817). Nel mese di settembre del 1816, Mary, Percy Shelley, William e Claire tornarono in Inghilterra.
 Il 10 ottobre Fanny, la sorella di Mary,  fu trovata morta in una camera a Swansea con una bottiglietta di laudano. Il suicidio fu tenuto segreto; Godwin sparse la voce che Fanny era morta di malattia in Irlanda. La reputazione di Fanny era così salva. Poco tempo dopo a questa si aggiunse un'altra disgrazia: infatti, il 10 dicembre di quell'anno, il corpo di Harriet Shelley venne ritrovato nel Serpentine, un laghetto di Hyde Park a Londra, in cui si era gettata per suicidarsi.  I familiari di Harriet contrastarono però il tentativo di Percy (appoggiato anche da Mary) di ottenere l'affidamento dei due bambini avuti da lei. Gli avvocati di Percy, per favorire l'affidamento, gli consigliarono di sposarsi, così lui e Mary, di nuovo incinta, si sposarono il 30 dicembre 1816 nella chiesa di St. Mildred, a Bread Street (Londra), alla presenza dei coniugi Godwin, William e la seconda moglie Mary Jane Clairmont, la madre di Claire, Charles e William jr.
Mary finì Frankenstein il 14 maggio. Il romanzo "Frankenstein; or, the modern Prometheus" ("Frankenstein; ovvero il moderno Prometeo") venne pubblicato anonimo a marzo del 1818 con una prefazione scritta da Percy. Critici e lettori affermarono che Percy Shelley fosse il vero autore, probabilmente anche perché l'opera era dedicata a William Godwin.
Nel marzo dello stesso anno Percy fu dichiarato moralmente inadatto a ottenere la tutela dei figli, che furono così affidati alla famiglia di un ecclesiastico del Kent.
Il 13 gennaio del 1817 nacque la figlia di Claire, Alba, ribattezzata poi da Byron Allegra nel 1818.
Nel 1818, gli Shelley, Claire e la figlia di lei e di Byron, Allegra Alba, vennero in Italia per consegnare la ragazza alle cure di Lord Byron. Byron accettò di crescere ed educare la figlia, a patto che però Claire ne stesse alla larga; non voleva avere più niente a che fare con lei. Nel mese di agosto, Shelley accompagnò Claire a Venezia per vedere la figlia, che era malata. Ordinò a Mary di seguirlo con i bambini, sebbene Clara fosse malata. Morì di dissenteria poco dopo l'arrivo a Venezia, a febbraio del 1818. Mary incolpò Shelley della sua morte, perché aveva costretto la bambina malata a  viaggiare e aveva trascurato di consultare un medico a Padova,per non interrompere i suoi discorsi con Byron. Il 7 giugno 1819, il secondo figlio di Mary, William, morì di malaria, a Roma. Mary si allontanò dal marito, che accusava per la morte di entrambi i bambini. Shelley non condivise il suo dolore, anzi, la lasciò sola in compagnia di Claire e Maria Gisborne. In quel dolore, Mary iniziò a scrivere "Mathilda" (un racconto di fantasia che  tratta del rapporto incestuoso fra padre e figlia), che non venne pubblicato durante la sua vita. In esso Mary mostra gran parte dell'ostilità che sentiva verso il padre e il marito.
Nel mese di ottobre 1819, gli Shelley si trasferirono a Firenze, dove, il 12 novembre,  nacque Percy Florence. La sua nascita fece riavvicinare Shelley e Mary. Tuttavia, Mary era depressa.
Nel 1820 si trovarono a dover affrontare le accuse e le minacce di Paolo e Elise Foggi, ex domestici che Percy aveva licenziato a Napoli dopo che la coppia Foggi si era sposata. I due avevano scoperto che il 27 febbraio 1819, a Napoli, Percy aveva registrato come figlia sua e di Mary una bambina nata a dicembre del 1818 e chiamata Elena Adelaide Shelley, affermando inoltre che la vera madre non fosse Mary, ma Claire. I biografi hanno offerto varie interpretazioni di questa vicenda: che Shelley avesse deciso di adottare una bambina del luogo per lenire il dolore di Mary dopo la perdita della figlia; che la figlia fosse sua e di Elise, oppure di Claire o di un'altra donna; o anche che la bambina fosse nata da una relazione di Elise con Byron. Mary Shelley affermò più volte che se Claire fosse stata incinta lei lo avrebbe certamente saputo, ma in realtà non è molto chiaro ciò che effettivamente Mary sapeva della situazione. Gli eventi di Napoli, città che Mary più tardi definì come un "paradiso abitato da demoni" (ma a cui Shelley dedicò alcune liriche), rimangono avvolti dal mistero. L'unica cosa certa era che Mary non era la madre della bambina. Elena Adelaide Shelley morì a Napoli il 9 giugno 1820.
Il 27 gennaio 1820 gli Shelley si erano trasferiti a Pisa, dove, nel mese di settembre, Mary iniziò a scrivere "Valperga". A gennaio 1821, Edward e Jane Williams si trasferirono a Pisa e presto diventarono amici stretti di Shelley. Dato che Mary si stava allontanando sempre più da lui,  Shelley cercò conforto fra le braccia di Jane Williams ed Emilia Viviani, per la quale scrisse "Epipsychidion", una celebrazione dell'amore erotico. Mary soffriva di depressione dall'estate del 1819. Nel mese di giugno 1821, Mary finì il secondo volume di "Valperga".
Nel mese di maggio del 1822, gli Shelley si trasferirono a La Spezia, dove, il 16 giugno, Mary abortì durante la sua quinta gravidanza.
 Il 1° giugno 1822 Percy, Edward Williams e il capitano Daniel Roberts salparono diretti verso la costa di Livorno. Là Percy doveva discutere con Byron e Leigh Hunt sulla possibilità di avviare una rivista radicale chiamata The Liberal.
L'8 luglio, Shelley e Edward Williams salparono nella barca a vela di Shelley, la goletta "Ariel" (chiamata anche "Don Juan", in omaggio ad un'opera di Byron), accompagnati dal marinaio Charles Vivian. I tre vennero trovati annegati dieci giorni dopo. Dalla ricostruzione dei fatti si evinse che subito dopo la partenza, Shelley era stato sorpreso da una tempesta improvvisa mentre era a bordo della sua nuova barca navigando con gli amici verso San Terenzo, di ritorno da Pisa e Livorno. Aveva appena fondato The Liberal con Hunt, che aveva incontrato insieme a Byron. Il vascello, una nave aperta costruita a Genova apposta per Shelley su imitazione di un modello della marina inglese, non si capovolse ma affondò nel mare di fronte a Viareggio; Mary Shelley dichiarò nella sua Nota alle poesie del 1822 (1839) che vi era un difetto nel progetto e che il vascello non era adatto per navigare. Diverse le leggende romantiche sorte intorno all'incidente, tra cui un attacco di pirati, o la volontà di morire suicida in mare di Percy (di nuovo vittima di depressione in quel periodo), anche se probabilmente si trattò di un semplice naufragio.
Trelawny, Byron e Hunt cremarono il corpo di Shelley sulla spiaggia del ritrovamento, come disponeva la legge dell'epoca. Dopo una sepoltura provvisoria nella sabbia, sempre sulla stessa spiaggia, la cerimonia di cremazione avvenne quindi nello stesso luogo, qualche settimana dopo. Per volontà di Mary, durante il rogo furono versati sul corpo di Percy profumi, incensi e oli aromatici procurati da Byron stesso, come avvenne durante il funerale di Miseno descritto nel sesto libro dell'Eneide. Si narra che Trelawny tolse dalle fiamme il cuore di Percy che stranamente non bruciava e che lo consegnò ad Hunt. Hunt, a sua volta, lo diede a Mary in una scatola di legno. Il cuore venne realmente estratto quasi intatto dalla pira, come si vedrà poi, e custodito da Mary Shelley fino al giorno della morte di lei, mentre le ceneri di Percy vennero sepolte nel cimitero acattolico di Roma, insieme al figlio William.
L'epigrafe, in riferimento alla sua morte in mare, riprende tre versi del canto di Ariel (in ricordo della goletta) dalla Tempesta di Shakespeare: Nothing of him that doth fade / but doth suffer a sea change / into something rich and strange («Niente di lui si dissolve / ma subisce una metamorfosi marina / per divenire qualcosa di ricco e strano»). I viareggini, a quel tempo superstiziosi e molto cattolici, non gradirono quello che ai loro occhi era un "rito pagano" (allora la Chiesa proibiva la cremazione), perdipiù per una persona straniera e non credente.
Mary soffriva di forti sensi di colpa verso il marito morto,anche perché a volte aveva desiderato che morisse. Gli amici di Shelley la incolpavano, come lei stessa, per averlo reso infelice nell'ultimo anno della sua vita. Così, Mary cercò in qualche modo di riparare e si impegnò nella conservazione della memoria di suo marito, pubblicando le sue poesie e idolatrandolo a tal punto trasformarlo in un semidio. Questo impedì qualsiasi rapporto normale tra Mary e un altro uomo. Il suo desiderio di scrivere una biografia di Shelley, però, venne infranto dal padre di lui, che si vergognava di quel figlio rinnegato. Mary dovette accontentarsi di aggiungere grandi note biografiche alle edizioni delle poesie del 1824 e del 1839 e dipinse un ritratto idealizzato del marito nel romanzo "The Last Man" ("L'Ultimo Uomo").
Mary e Percy Florence tornarono a Londra nell'agosto del 1823. Si ritrovarono poveri e Mary si mise immediatamente a scrivere articoli, romanzi, voci di enciclopedie, racconti e recensioni. Si allontanò dai romanzi gotici e futuristi e si rivolse a quelli storici e sentimentali, ambientati nell'Italia trecentesca ("Valperga"), durante la rivolta Yorkista nell'Inghilterra del XV secolo ("Perkin Warbeck") o nell'elegante mondo della società dell'inizio del XIX secolo ("Mathilda", "Lodore" , e "Falkner"), sottolineando la sua convinzione che la realizzazione di una donna sta nel rapporto d'amore con un'altra persona e nelle relazioni familiari stabili.
Dopo la morte di Percy Shelley, Mary si sarebbe aspettata che Lord Byron diventasse suo protettore e che le avrebbe anticipato i soldi per tornare in Inghilterra, ma lui non le diede alcun supporto iniziale. Mary allora chiese aiuto alle amiche. Dopo il suo ritorno in Inghilterra, nel 1823, lei e Jane Williams avrebbero vissuto insieme per sempre. Tuttavia, alle spalle di Mary, Jane andò da Leigh Hunt e da Hogg a lamentarsi del fatto che Mary aveva maltrattato Shelley nell'ultimo anno che avevano trascorso insieme. Pare che Mary non riuscisse a trovare, neanche tra le sue amiche degli ultimi anni, una compagnia assolutamente fedele e sincera. Così, emotivamente delusa, tornò al suo primo amore, il padre.
Mary tornò a Londra nel 1823 e William Godwin la accolse. Vivevano vicini e si incontravano quasi quotidianamente. Ma i problemi finanziari del padre gli impedirono di darle la sicurezza emotiva ed economica di cui lei aveva bisogno.
La prima preoccupazione di Mary comunque fu sempre il benessere dell'unico figlio rimastole, Percy Florence.
Mary rifiutò tutte le proposte di matrimonio, sia quella di John Howard Payne, un attore-manager americano (1825), sia quella dello scrittore Prosper Mérimée.
Alcune informazioni che si ricavano dal diario di Mary dei primi del 1830 fanno supporre che avesse un'infatuazione per il politico radicale Aubrey Beauclerk, infatuazione che però terminò con il successivo matrimonio di Beauclerk.
Nel 1831, respinse anche Edward John Trelawny, nonostante fossero sempre stati amici fin dalla morte di Shelley.
Verso la fine del 1823 "Valperga" venne pubblicato: era un libro fortemente critico verso la gloria militare a scapito dei rapporti familiari e della sofferenza degli innocenti. Mary curò anche la raccolta  "Posthumous Poems of Percy Bysshe Shelley". Nel febbraio del 1824, Mary cominciò a scrivere "The Last Man", che può essere letto come il suo tentativo di venire a patti sia con Lord Byron che con Shelley. Il lavoro è il primo esempio di romanzo inglese che racconta della  fine del mondo in un futuro lontano, un racconto apocalittico, insomma. Mary mette a confronto le sue idee sulla famiglia egualitaria e l'egoismo umano, la mutevolezza temporale e le forze brute della natura che annientano la realizzazione individuale attraverso il caso, gli incidenti e la morte, contraddicendo così le posizioni più ottimiste di suo padre e di suo marito e il loro idealismo utopistico. Mary introduce anche il tema del tradimento coniugale, che distrugge la fiducia. Ritrae inoltre il lato autodistruttivo della maternità: una madre che vive solo per i suoi figli  non può acquisire una vita propria. In questo romanzo profondamente pessimista, le donne non possono trovare realizzazione né con né senza una famiglia.
"The Last Man" venne pubblicato nel febbraio del 1826. A settembre dello stesso anno, Charles, il figlio di Harriet Shelley, morì e Percy Florence divenne unico erede. Sir Timothy raddoppiò l'indennità di Mary, che ora ammontava  a 200 sterline l'anno, ma che ancora non la rendeva finanziariamente sicura. Nel gennaio 1828, Mary cominciò a scrivere "The Fortunes of Perkin Warbeck", un'avventura ambientata durante la ribellione Yorkista del XV secolo (pubblicato nel maggio 1830). Scrisse anche "The Sisters of Albano", la prima delle quattordici storie pubblicate sulla rivista "The Keepsake".
Nel 1831, Mary revisionò Frankenstein per la "Colburn and Bentley's Standard Novel Series". Le sue convinzioni filosofiche erano radicalmente cambiate; le sue tragedie personali, insieme alle ristrettezze economiche e la disperazione per i suoi sensi di colpa, l'avevano convinta che le forze che controllano il corso degli eventi vanno al di là di ogni scelta o volontà umana. La sua concezione organica della natura è stata ora sostituita da una concezione della natura mossa da una foza brutale e meccanica. Gli esseri umani sono ridotti a burattini manipolati da forze esterne. Victor Frankenstein è presentato quasi con simpatia, perché ritenuto meno responsabile delle sue azioni. Egli è la vittima delle circostanze, non l'autore del male. L'ideologia precedente della famiglia amorevole si è ora trasformata in una concezione che vede nell'amore materno una forza autodistruttiva. L'esperienza aveva insegnato a Mary  che il suo utopismo iniziale e la sua fede in un mondo senza mostri erano insostenibili.
Nel mese di gennaio 1831, Mary iniziò a scrivere "Lodore", di cui nel 1834 dovette riscrivere una parte, che era stata persa o dalle poste o dai suoi editori. Il romanzo venne pubblicato nel 1835.
L'istruzione di Percy Florence ad Harrow si rivelò troppo costosa, quindi Mary lasciò Londra e si trasferì lei stessa ad Harrow col figlio per ridurre le spese. Sir Timothy fece ben poco per aiutare la nuora e il nipote.
Nel 1835, venne pubblicato  il primo volume delle "Lives of the Most Eminent Literary and Scientific Men of Italy, Spain and Portugal" per la serie Cabinet Cyclopedia di Dionysius Lardner. Mary contribuì anche scrivendo degli articoli sulla vita del Petrarca, Boccaccio e Machiavelli. Quando uscì il secondo volume, nel mese di ottobre, Mary aveva scritto la vita di Metastasio, Goldoni, Alfieri, Monti e Foscolo.
Il 7 aprile 1836, William Godwin morì di febbre catarrale e fu sepolto accanto a Mary Wollstonecraft nel cimitero di St. Pancras. L'anno seguente fu molto difficile per Mary. Nel 1837, pubblicò il romanzo "Falkner", un altro libro sul tema del rapporto (adottivo) padre-figlia. Ancora una volta Mary dimostrava che l'adempimento di una donna si trova all'interno della famiglia. Sempre nel 1837,  pubblicò il terzo volume  delle "Lives of the Most Eminent Literary and Scientific Men of Italy, Spain and Portugal", contribuendo a saggi su Cervantes, Lope de Vega, e Calderón. Nello stesso anno, Percy Florence iniziò i suoi studi presso il Trinity College di Cambridge, scegliendo gli studi di legge e politica e mostrando così di non aver ereditato il talento e le aspirazioni dei genitori. A luglio del 1838 venne pubblicato il primo volume delle "Lives of the most Eminent Men of France", che conteneva saggi di Mary sulla vita di Montaigne, Rabelais, Corneille, Rochefoucauld, Molière, La Fontaine, Pascal, Madame de Sévigné, Racine, Boileau e Fénelon. Nel 1839, per il secondo volume, Mary scrisse anche saggi su Voltaire, Rousseau, Condorcet, Mirabeau, Madame Roland e Madame de Staël. Nello stesso anno, pubblicò i primi quattro volumi mensili dei "Poetical Works" del marito, completi di note. Nel mese di novembre, pubblicò un'edizione dei suoi saggi e delle lettere. Negli anni successivi, Mary trascorse molto del suo tempo in viaggio per l'Europa continentale insieme a suo figlio, che si laureò a Cambridge nel 1841 e decise di andare a vivere con lei. Stava raccogliendo materiale per un nuovo libro,  "Rambles in Germany and Italy in 1840, 1842 and 1843", pubblicato poi nel 1844 . Nel luglio del 1843, Mary tornò in Inghilterra, fermandosi lungo la strada a far visita a Claire, a Parigi.
Nel 1844, a 90 anni,  Sir Timothy morì, "cadendo dallo stelo come un fiore spampanato" come disse Mary a Hogg, e lasciò a Percy Florence il titolo di baronetto e la tenuta piena di debiti. Per la prima volta Mary e suo figlio erano finanziariamente indipendenti, anche se l'eredità lasciata era inferiore a quella sperata.
Intorno al 1845 Mary finì sul mirino di tre diversi ricattatori. Il primo, un esule politico italiano chiamato Gatteschi, che Mary aveva già incontrato a Parigi, minacciò di pubblicare delle lettere che lei gli aveva scritto. Un amico di suo figlio la aiutò a recuperarle corrompendo un comandante di polizia e le lettere furono subito distrutte. Poco tempo dopo fu costretta ad acquistare delle lettere sue e di Percy Shelley (lettere probabilmente perse nel loro viaggio del 1814) da un uomo che si faceva passare per il figlio illegittimo di Byron, tale G. Byron. Infine, sempre nel 1845, Thomas Medwin, cugino di Shelley, minacciò di pubblicare una biografia molto compromettente di Percy se lei non avesse pagato la somma di 250 sterline; Mary rifiutò e la biografia venne pubblicata, senza però provocare lo scalpore previsto.
Nel 1848 Percy Florence sposò Jane Gibson St John. Il matrimonio fu felice e Mary e Jane si affezionarono l'una all'altra. Mary visse con il figlio e la nuora tra Field Place, vecchia dimora degli Shelley  a Bournemouth, e  Chester Square, a Londra, e li accompagnò nei loro viaggi all'estero.
Ormai sicura  che suo figlio avesse una situazione finanziaria stabile, Mary perse la voglia di vivere. Soffriva di vari tipi di malattie psicosomatiche e di attacchi nervosi. Morì all'età di cinquantatré anni per quello che venne definito un probabile tumore al cervello, il 1 ° febbraio del 1851.
Mary Shelley aveva chiesto di essere sepolta con suo padre e sua madre; Percy e Jane però definirono "atroce" il cimitero di St Pancras, preferendo invece il cimitero della chiesa di St Peter a Bournemouth, vicino alla loro nuova casa di Boscombe. Nella nuova tomba furono trasferite le ceneri di William Godwin e Mary Wollstonecraft e in seguito anche quelle di Percy e Jane Shelley.
Per il primo anniversario della morte di Mary, la coppia decise di aprire il cassetto della sua scrivania. All'interno trovarono le ciocche dei capelli dei suoi figli, un quaderno compilato assieme a Percy e una copia del suo poema Adonais con una pagina ripiegata attorno a un involto di seta contenente il cuore di Shelley.
Contrariamente ad alcune notizie riportate, il cuore non venne messo nella tomba di Mary, , ma venne sepolto solo nel 1889, 67 anni dopo la morte di Shelley, con il corpo di suo figlio Sir Percy Florence Shelley. In un articolo del The Journal of the History of Medicine del 1955 , Arthur Norman suggerisce che Shelley possa aver sofferto di una forma di calcificazione progressiva al cuore ed è per questo che il cuore avrebbe resistito alla cremazione.










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